Nostri dati quotidiani, di Roberto Vacca
“Vogliamo sentire le notizie?” chiede il tuo coniuge.
Spesso rispondi di sì. Poi il telegiornale, in tempo di crisi, racconta soprattutto eventi negativi e li commenta a lungo. Se le situazioni meteo non sono eccezionali, ti senti raccontare in tono neutro, per i capoluoghi di provincia, le temperature massime e minime dell’aria e la pressione atmosferica. Poi i venti, lo stato dei mari. Infine, le quotazioni delle borse valori anche straniere.
Talora vengono riportati i risultati di sondaggi: che percentuale dei cittadini interpellati dice che voterebbe per ciascuno dei vari partiti, se ci fossero oggi le elezioni? Quanti pensano che l’economia andrà meglio? Quanti sono pessimisti? I sondaggi hanno difetti ben noti: le domande sono spesso inducenti, le alternative ipersemplificate, le interpretazioni poco attendibili. Buona parte del pubblico non trova queste informazioni molto interessanti. Molti ascoltano distratti anche le notizie più sensazionali: imprese spaziali, scoperte scientifiche, primati sportivi.
Le misure contengono in genere più informazioni che non i sondaggi. Che cosa potremmo misurare in modo automatico per farci un’idea dello stato del mondo? Sarebbe ragionevole considerare dati relativi agli esseri umani, oltre che all’ambiente.
Recentemente abbiamo imparato che la nostra temperatura corporea si può misurare senza contatto in modo istantaneo. Si potrebbe installare un termometro infrarosso in tutti i personal computer. Se abilitiamo i p.c. a trasmettere anche le proprie coordinate GPS, disporremmo di dati relativi alla temperatura media dei cittadini di ogni provincia – e di ogni comune. La media generale aggiornerebbe il valore medio della temperatura corporea della popolazione. È davvero uguale a 36,5°C? Se si rilevasse un valore più alto in una piccola area geografica, si potrebbe individuare tempestivamente l’inizio di una nuova epidemia.
Se muniamo tutte le nostre sedie di una bilancia collegata al pc, misuriamo il peso medio degli utenti e possiamo valutare se in una casa o in una zona gli abitanti tendono all’obesità.
I messaggi generati dalle persone, però, sono più interessanti della loro temperatura e del loro peso. Quelli che troviamo nei mass media sono spesso superficiali e male esposti. Gli editorialisti e i cronisti di classe sono rari.
Alcuni siti (tipo academia.edu) registrano libri e articoli di autori vari. Non eseguono controlli di qualità, ma riportano il numero di accessi al materiale raccolto.
Sarebbe anche utile sapere quali problemi interessino, siano menzionati, dibattuti dal pubblico e quali tendenze si stiano manifestando. Si potrebbero, allora, raccogliere i testi di telefonate, e-mail, sms, chat, blog, tweet, facebook, instagram, etc. – eliminando ogni dato sull’identità di chi li genera – e salvando la privacy. La tecnologia informatica attuale permette di realizzare concordanze che registrano i testi in hard copy e le frequenze di ogni lemma usato. La distribuzione delle parole segue una legge “di potenza” con una caduta brusca iniziale dalle più usate alle meno usate e, quindi, con una diminuzione lenta della frequenza per le parole di rango più basso. Già queste tabelle di frequenza forniscono un rozzo quadro delle parole e degli argomenti.
Una elaborazione molto riassuntiva potrebbe essere pubblicata periodicamente dai mass media. Servirebbe ad analizzare l’evoluzione della lingua e darebbe contributi quantitativi anche ai sociologi. Analisi più accurate si possono fare con procedure semantiche.
Dubito che valga la pena disseminare notizie di altri eventi giornalieri. Invece potrebbe avere qualche effetto culturale positivo la pubblicazione di problemi non banali adatti a ciascuna fascia di età.