Oro e argento, roccia e terra_Giorgia Spurio
_Perché passeggio tra i Sassi, posso ricordare la prima volta che l’ho visto.
Alzai lo sguardo verso il cielo, oltre le terrazze di pietra.
Era appoggiato al muretto, con una macchina fotografica. Il cappello che gli copriva la fronte.
Mi guardò un attimo, un solo attimo.
Ma non mi sono mai dimenticata quegli occhi a mandorla.
Un ragazzo giapponese in vacanza o per lavoro a Matera.
Un bellissimo ragazzo che fotografava la cattedrale.
È lì che ho scoperto Matera. L’Italia si incontrava con il mondo.
L’inglese si fondeva con il dialetto delle rocce e della sabbia.
La prima volta che scesi già, per i Sassi, si paralizzò il mio respiro.
Un’altra dimensione si apriva ai miei occhi dove la terra sembra oro e sole.
Non ho saputo il suo nome. Ma ricordo il suo sorriso, quegli occhi neri che mi guardarono un solo istante, che mi penetrarono come i raggi tra le nuvole.
Il digitale si incontrò con il quotidiano.
Aveva fotografato i bimbi che ballavano e giocavano a nascondino.
Aveva immortalato il viso paffuto di una bimba dietro la parete della casa.
Alzo gli occhi al tetto di pietre, e scendo lentamente i gradini della città, attenta a non scivolare sulla roccia liscia e bianca.
Dietro le fontane gli anziani si salutano posando cappello al petto.
Dietro le panchine i bambini bevono l’acqua dalle fontane.
Si sente il rumore della macchina fotografica.
L’obiettivo è il controluce. L’obiettivo è il contrasto di luci e ombre, di rughe e braccine tumide.
Ha occhi azzurri e un caschetto biondo, la ragazza che scatta flash.
Chissà se sa della sera, quando Matera diventa Presepio di luci.
Foto da tablet, famiglie apparecchiate.
Foto da iPhone, e Matera non sa che è già nel mondo, modella per Instagram, su un selfie di Facebook o su un Hashtag di Twitter.
Si trova in un futuro, in un futuro che è già passato, in un déjà vu di passi e di ricordi.
Mi abbraccio, lì dove il paesaggio ha il confine con il cemento.
Dove la montagna non sa lo stesso alfabeto dell’asfalto.
Mi tengo le mani, le dita fra le dita.
Assaporo gli odori delle cene dalle finestre illuminate e chiudo gli occhi per quel vento complice che rapisce profumi. Si infiltra per gli appartamenti, sbircia i bimbi sul divano e oltrepassa i muri, ritorna veloce e prepotente, fischiettando tra i Sassi, tra le grotte e i rifugi.
Il buio diviene pian piano caldo e avvolgente come l’aroma del caffè, le luci si accendono in silenzio.
Presepe che rivive agli occhi, che si addobba di soave semplicità, tra scalini e equilibri, tra perplessità e nostalgie, e diviene il metter a fuoco i suoni in un video.
L’uomo brizzolato lo caricherà sul download, sull’opzione Condividi.
Un mondo che preso in disparte ha ancora il fascino di Betlemme, è Matera che si ritrova su poster e blog. È il soggiorno ideale per maniaci dello steampunk e dell’archeologia, della natura e del gioco dei post sul proprio account.
Il gioco dei Mi piace e dei Non-mi-piace si fonde al M’ama o non m’ama.
È perché passeggio tra i Sassi, posso ricordare la prima volta che l’ho vista.
Irti i campanili, punte dorate pronte a toccare il paradiso.
Ero in auto, ma in quel momento né motorini né macchine potevano esistere.
C’era lei, Lei e la sua esistenza. Un velo d’oro e di polvere, gli schiamazzi e i buongiorno, le magie e gli scalpitii.
Le donne con la parannanza nera, gli uomini con la camicia bianca, le bambine con le treccine, i bambini con le scarpe del padre.
La musica di una radio destò il mio dormiveglia, lì dove futuro e passato si fondevano, lì dove tutto luccicava al calore dell’estate.
Era tutto lucente come l’Aurea di Sant’Eustachio, come lucenti erano i nastri lucenti delle videocassette, lucenti come le maschere di terracotta e di pomice colorata, luccicanti come le mascherine alla moda degli iPad, splendenti come la luce che entra nelle caverne, case di una volta preistorica, case oggi della modernità umana, della nuova cultura mondana.
Passeggio, e stelle e lampioni si confondono, oro e argento non che roccia e terra… dove Matera incontra il contemporaneo passato del nostro futuro.