Palinsesto, Alessandro Manzi_Sezze(LT)
Finalista Premio letterario Energheia 2022 – Sezione adulti
“Tutte le famiglie felici sono uguali,
ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.
Leone Tolstoj – Anna Karenina
“Le famije perfette nun esisteno!”
Zia Adalgisa
Roma, quartiere Prenestino, 13 aprile 2022
ore 19.07
Aurelio Cecchini non conosce Tolstoj, né, tanto meno, ha mai conosciuto una famiglia felice.
Quando guarda la sua, di famiglia, gli viene un groppo in gola, proprio lì, dove le preoccupazioni si bloccano e non vanno più né su, né giù.
È fermo da un bel pezzo proprio davanti alla porta del suo appartamento in un condominio al Prenestino, così uguale a tanti altri condomìni di quella periferia. Se ne sta impalato. Ha capito, finalmente, di aver sbagliato tutto.
Col dito si avvicina al campanello, esita, poi lo preme più volte.
Da dentro gli risponde solo un puzzo di cavolo lesso e di minestrina, la voce lontana di Flavio Insinna che sta chiedendo al concorrente Giorgio Fresi, di Teramo, se Sapore di sale è stata incisa nel 1952, nel 1963, nel 1976, oppure nel 1984, e l’abbaio di Pepe, il solo ad accorgersi che Aurelio Cecchini è tornato a casa.
Dopo un’inutile attesa, rassegnato, Aurelio si infila la mano nella tasca per cercare le chiavi e anche un buon motivo per rientrare.
ore 19.30
Adesso è dentro il bagno, seduto sul water ad osservare le piastrelle verdine, fuori moda ormai da tre generazioni. Con sua moglie Gisella le avevano scelte appena sposati, perché quel colore sembrava allora così pieno di speranza.
Non le hanno più cambiate e lei non perde occasione per rinfacciarglielo, quando, invece, i Proietti, quelli del piano di sopra, hanno ristrutturato il bagno almeno tre volte e l’ultima volta lo hanno rivestito pure con le piastrelle disegnate da Mila Schőn… Beati loro!
Aurelio sta ripensando alla globalizzazione, all’economia cinese, alla recessione… insomma a tutte quelle parole che gli ha detto il suo capo per spiegargli perché ha perso quel lavoro di merda come magazziniere di cessi e sanitari. Ma lui non ci ha capito un granché… Ha capito solo che, se è stato licenziato, la colpa è tutta dei cinesi!
Ma poi, che cazzo c’entrano i cinesi se lui vive al Prenestino e lavora in uno “smorzo” sulla Casilina?
ore 19.42
Aurelio entra in cucina.
Sua moglie Gisella ciabatta in mezzo a miasmi e vapori. Ha finito di lessare un cavolo e continua a girare nella pentola un cucchiaio di legno, passandosi ogni tanto il braccio sulla fronte sudaticcia, proprio lì, dove iniziano i bigodini e terminano le tentazioni.
Aurelio si siede a tavola, prende il telecomando e sfiora il tasto cinque. Sullo schermo al plasma del televisore a 62 pollici, appeso alla parete come una pala d’altare, gli appare Barbara D’Urso, più arrapante che mai, con le tette mezze all’aria. Lei lo guarda fisso e gli da appuntamento più tardi, in seconda serata, mandandogli pure un bacio che sembra risucchiarlo.
Quella visione però svanisce subito perché sullo schermo ritorna il faccione di Flavio Insinna, evocato da nonno Remo. Il vecchio si è ripreso il telecomando, lasciato incustodito giusto il tempo di andare in bagno. Con sguardo torvo ricorda a tutti che quel televisore lo ha comprato lui coi soldi della sua pensione e perciò in quella casa si vede solo quello che decide lui: chi non è d’accordo può anche cambiare aria, perché, fino a prova contraria, su quell’appartamento lui ha l’usufrutto vita natural durante! Quindi aspettassero il giorno in cui schiatterà… e manda giù una robusta grattata di coglioni.
La figlia di Aurelio, Samantha (con la acca, come ci tiene a precisare), ha gli occhi inchiodati allo schermo dell’ iphone, costato più della Skoda usata che Aurelio ha comprato sei anni prima. Samantha rumina svogliata una gomma americana e, scoppiando i palloncini che a cadenza regolare fuoriescono dalla sua bocca, aspetta solo che arrivi l’ora decente per uscire, perché farlo prima delle ventitré è solo da sfigati. Intanto chatta con Manuel di Centocelle, il nuovo pischello che ha rimpiazzato Kevin di Spinaceto, il pischello di prima. Quest’ultimo, disperato, non si è mai arreso all’idea di essere stato scaricato e le ha comunicato che sarebbe andato pure a C’è posta per te.
Il fratello di Samantha, Riccardino, ingurgita patatine e una bibita ipergassata da discount, ruttando a intermittenza. È seduto su una specie di poltrona da dentista, con un paio di cuffie su una faccia da dindarolo, intento a sterminare marziani scesi sulla terra proprio davanti alle truppe di Stalin, in un videogioco ideato, di sicuro, da qualche alcolista.
Nonna Evelina completa lo sconcertante quadretto familiare. Seduta in poltrona, tiene tra le mani una foto di Pippo Baudo, perché l’alzheimer l’ha convinta che sia figlio suo, e continua ad accarezzarlo, rassicurandolo che «chi tte fa’ più de mamma, o te finge o te ‘nganna».
ore 19.50
Aurelio scuote la testa… ha appena comunicato a tutti che è rimasto senza lavoro e l’unica risposta che ha ottenuto è stata un rutto di Riccardino. Poi solo silenzio, rumore di brodo risucchiato e di respiri enfisemici di nonno Remo.
Solo sua moglie, dopo venti minuti buoni, più impietosita che preoccupata, tenta di rassicurarlo dicendogli che proverà a parlare con il cognato Alfredo, che ha tante conoscenze, persino in televisione, dove quello è apparso già tre volte: la prima come spettatore di Domenica in, la seconda, intervistato da una troupe di Canale 5 al casello autostradale di Orte, durante un servizio sull’esodo di ferragosto, la terza, in un servizio del TG quando, durante una manifestazione contro gli immigrati, ha elaborato una sintetica analisi economica gridando al microfono del cronista «Immigrati fuori dalle palle! Ci rubano il lavoro!».
Aurelio in televisione non ci è mai andato, manco per un minuto! E un po’ci soffre…
ore 19.55
Giacomo Temporini, di Capracotta, comunica pensieroso ad Amadeus che ha un “dubbione”: non è più tanto sicuro che la parente misteriosa di anni trentatré, sia la figlia dell’ignoto numero sette. Grazie al binocolone, si è accorto che i due avrebbero gli zigomi troppo diversi e gli seccherebbe perdere ventimila euro per colpa di due zigomi.
Pure Aurelio ha il suo “dubbione” che lo assilla da anni.
Sospetta che Riccardino non sia figlio suo, ma del cognato Alfredo, con cui sua moglie Gisella ha avuto, tempo addietro, una relazione extraconiugale, scoperta per caso durante un’estate a Ladispoli, quando le loro famiglie avevano affittato insieme un appartamento, in una convivenza nata scomoda, diventata infernale e protratta stoicamente sino alla fine della vacanza solo per non perdere la caparra versata.
Per questo la sola idea di dover adesso interessare quello stronzo di Alfredo per trovare uno straccio di lavoro lo deprime ancora di più.
ore 20.10
“ Felicitààà, è un bicchiere di vino con un panino, la felicitàààà…” la voce inopportuna di Albano rompe un silenzio di imbarazzo, disperazione e rancori dormienti. È la suoneria del cellulare di Aurelio, che ci è andato fino al punto Tim di Piazza dei Mirti per farsela installare, su consiglio di Mirella, la barista, che gli aveva assicurato: « Aure’… damme retta! Fa ‘n sacco scicche!».
Dall’altro capo gli giunge la voce concitata di Franco, er cicoria, guardia giurata al magazzino dove Aurelio è stato appena licenziato «Aure’… Aureliooo… nun me trovo più ‘a pistola! Ma che per caso l’hai vista da quarche parte? M’ero ‘nfrattato co’ Sabrina Pennetti drento allo spojatoio, pe’ famme ‘na sveltina, la pistola l’ avevo lasciata ner cassetto e mo’ nce sta più! Li mortacci… so’ rovinato se nun la trovo… Me licenzieno!!!».
«A’ Fra’… e io che te faccio!? Nun so’ che ditte… forse saranno stati i cinesi!»
«Ma che cazzo stai a di’?! Che c’entrano mo’ i cinesi!?»
«A Fra’… c’entrano, c’entrano! Damme retta!!! … E comunque a me m’hanno già licenziato e non pe’ colpa mia, ma pe’ colpa loro ! Ciao, se beccamo! ».
E mentre chiude la telefonata, si porta la mano nella tasca e sente il metallo freddo della pistola che, d’istinto, s’è portato via da quel cassetto aperto, quando è andato a salutare Franco, senza però trovarlo.
ore 20.25
Al Tg Uno Francesco Giorgino chiama un collegamento con Nocera Inferiore dove un tizio, senza motivi apparenti, ha appena ucciso moglie e figli. L’inviato sul posto intervista il solito vicino di casa dell’omicida, ponendogli la solita domanda e ricevendo la solita risposta «Non c’eravamo accorti di nulla, sembrava una persona così tranquilla…».
Aurelio si rabbuia. Domani potrebbe toccare a quegli stronzi del piano di sopra dei Proietti di essere intervistati al Tg Uno e vivere così il quarto d’ora di celebrità che la vita riserva ad ognuno. Poi tira fuori dalla tasca la pistola e tre rotoli di nastro da pacchi di quelli con cui sigilla, anzi, sigillava i pacchi di sanitari al magazzino.
ore 21.40
Li ha immobilizzati tutti.
La moglie Gisella, nonna Evelina, nonno Remo, Riccardino e Samantha, sono legati alle sedie con il nastro adesivo ma continuano ad emettere mugugni, perché Aurelio ha sigillato pure le loro bocche con tre giri di quel nastro. Seduti ai lati del televisore sembrano statue di un presepe allestito fuori stagione, perché siamo ad aprile.
Sbarrano gli occhi, più increduli che impauriti.
Sullo schermo del p.c. di Riccardino i marziani, senza nessuno che contrasti la loro avanzata stanno dilagando e Stalin è prossimo ad arrendersi, mentre sull’iphone di Samantha, i messaggi di Manuel si accumulano in quantità industriale senza più ricevere risposte, tanto che virano improvvisamente dall’erotico al preoccupato, in un linguaggio connotato da sfumature coatte:
«Amo’, lava la sella ke stasera se cavarca!» – h. 22.02
«Amo’, xke nun me risponni?» – h. 22.06
«Amo’, ma ke te sei offesa?» – h. 22.07
«Amo’ma nun‘t’arisurto più?» – h. 22.09
Aurelio li legge, guarda Samantha con perfidia, ci pensa un attimo e poi digita la più diretta delle risposte.
«Va’ mmoriammazzato, cojone!» – h. 22.10
ore 22.30
Aurelio ha deciso. Farà esplodere l’appartamento con il gas. Prima però avvertirà il TG Regione chiedendo l’invio di una troupe prima dell’esplosione, perché possano riprenderla e mandare poi in onda il servizio al TG: se deve andare per la prima volta in televisione lo deve fare come Dio comanda, nell’apertura di un telegiornale e con immagini esclusive!
L’esplosione coinvolgerà di sicuro anche i Proietti, quelli del piano di sopra, che, così, col cazzo che potranno essere intervistati al TG!
Aurelio corre in cucina, apre deciso i fornelli della stufa ma, dopo uno sfiato, si accorge che non esce nemmeno un filo di gas.
Realizza allora che Samantha non ha pagato la bolletta, nonostante lui le avesse dato il mese prima ben duecento euro destinati allo scopo.
Non immagina nemmeno che la ragazza ha riciclato quella somma presso Intimissimi in via del Corso per acquistare uno stock di perizomi e reggiseni di pizzo, perché, come ha confidato a Jessica, la sua migliore amica, a Manuel la donna « Je piace ‘n po’ zoccola!».
Aurelio si è seduto al tavolo della cucina ha le mani tra i capelli e osserva quelle sagome, sembrano statue, anzi, rovine di quella che, forse, non è mai stata una famiglia.
Poi strappa dalle mani di nonno Remo il telecomando, l’unico residuo di potere patriarcale nelle mani del vecchio e, ricordandosi dell’appuntamento lanciatogli da Barbara D’Urso, schiaccia il tasto 5, giusto in tempo per l’inizio de La pupa e il secchione.
ore 07.38
Aurelio si sveglia.
È rimasto addormentato sul tavolo della cucina e ha sognato pure una notte di sesso sfrenato con Barbara D’Urso in un monolocale di Nettuno.
Sullo schermo adesso è arrivato l’oroscopo del giorno. È la volta del capricorno, il suo segno zodiacale. Aurelio si blocca, incuriosito, per sentire le cazzate di Paolo Fox, che non ne azzecca mai una, avendo toppato perfino la pandemia, la vittoria dell’Italia agli europei e la guerra in Ucraina.
Paolo Fox lo guarda dallo schermo, gli punta l’indice e afferma categorico: «Per tutti i nati sotto il segno del Capricorno ci sono grandi novità in famiglia! Tutto procede a gonfie vele! Il futuro vi riserva sorprese scoppiettanti…».
Già… scoppiettanti!!!
Aurelio, più per una forma di pietà verso Paolo Fox, decide così di usare la pistola.
Gli resta solo da scegliere l’ordine con cui procedere. In ordine sparso? In ordine alfabetico? In ordine di età? E in quest’ultimo caso, crescente o decrescente? Decide per quest’ultimo.
Alza la pistola e la punta verso nonna Evelina.
Proprio in quel momento suonano alla porta!
ore 08.20
Fuori c’è un postino.
«Buongiorno, abita qui la signorina Samantha? Le debbo consegnare un messaggio da parte di Kevin, il suo ex. Conosce il programma C’è posta per te?».
E con un sorriso ebete stampato sul viso fa un cenno all’operatore che, in agguato nella tromba delle scale, accende un riflettore da mille watt.
Aurelio senza dire nulla punta allora la pistola sulla fronte del postino, spegnendo quel sorriso ebete e costringendolo ad entrare, ovviamente con l’operatore.
ore 10.45
Dopo aver parlato a lungo e dopo una serie di telefonate da parte del finto postino, sotto la minaccia dell’arma, è riuscito a concordare un collegamento serale con Studio Aperto. Spiegherà all’Italia le ragioni di quello che, altrimenti, potrebbe essere considerato da tutti un “insano gesto”!
Ha preteso ed ottenuto anche che il collegamento da studio sia gestito da Barbara D’Urso.
ore 20.00
Tutto è pronto.
Fuori, nel piazzale, ci sono le auto della polizia, che ha invano tentato di farlo ragionare, i furgoni della televisione con le paraboliche, molti curiosi, persino il parroco del quartiere, don Fernando con l’acqua santa, e il furgone della porchetta.
Parte la sigla di Studio Aperto.
Barbara D’Urso, insolitamente castigata in un tailleur nero, abbinato ad una faccia da circostanza, pregusta già lo scoop in diretta: l’imprevisto sterminio di una famiglia, durante l’estremo e nobile tentativo della tv di convincere il capofamiglia a desistere da quell’ “insano gesto”!
«Signore e signori buonasera, ci colleghiamo con la famiglia Cecchini, residente a Roma nel quartiere Prenestino, per parlare con il signor Aurelio, il quale ci ha chiesto di realizzare questo collegamento davvero speciale, come capirete fra poco…Buonasera signor Cecchini!».
In primo piano la fredda maschera di Aurelio si lascia sfuggire un “buonasera” stentato.
«Ma prima un minuto di pubblicità… restate con noi!» implora Barbara D’Urso.
Ora sullo schermo scorrono al rallentatore le immagini di quella che è davvero una famiglia felice: sorrisi, capelli biondi, biscotti che si tuffano nelle tazze ricolme di latte, sollevando gocce di immacolata felicità, dalle finestre si vedono solo prati verdi e distese di grano, sorride persino il cane…
«Quando i mulini erano bianchi… ritrova ogni giorno la tua felicità. Inizia a colazione!».
Lo sparo arriva proprio nell’attimo di “buio” tra la fine della pubblicità e la ripresa del collegamento.
«Porca puttana! Abbiamo bucato lo scoop!» ringhiano dalla regia.
Quando riprende il collegamento con casa Cecchini, Aurelio è accasciato sul tavolo.
Ha ancora in mano la pistola fumante.
L’inquadratura si allarga e si dirige poi verso lo schermo del tv a 62 pollici appena andato in frantumi per il colpo sparato da Aurelio contro la famiglia del Mulino Bianco.
Si sente solo un silenzio perplesso e preoccupato, nel quale irrompe prepotente la voce di Albano «Felicitààà… è un bicchiere di vino con un panino la felicitàààà….».
Aurelio comincia a perquisirsi, assente, finché non tira fuori il cellulare e se lo porta all’orecchio
«Aure’… Aurelio, bello de zia! Ciao, so’ io, zia Adalgisa, te stavo a véde in televisione!!! Perché quando avete finito er collegamento, nun me fai parla’ pure un po’a me co’ Barbara D’Urso?».