Perbenismo e wokeness
di Roberto Vacca
Aveva ragione Paola. Le avevo chiesto di riguardare un mio vecchio articolo che stava per essere incluso in un’antologia. Mi aveva detto:
“Può andare bene. Però avevi usato la parola “negro”. Cambia con “nero”.”
Avevo risposto:
“Non è necessario. “Negro” è parola italiana. Sarebbe anche inglese. Prima era la forma usuale, mentre ”nigger” era quella dispregiativa – considerata offensiva – sebbene ai tempi antichi anche “nigger” fosse quasi accettabile. Quando ero ragazzino, la mia nonna americana Lillian Vernon De Bosis (persona soave), mi insegnò la poesiola:
There was an old nigger and he had a wooden leg,
He had no tobacco – no tobacco could he beg.
Another old nigger was as cunning as a fox
And he always had tobacco in his old tobacco box.”
Paola aveva detto:
“Le lingue cambiano. Gli americani hanno preferito “black” o “african-american”. Nessuno li ha obbligati. Anche qui da noi non c’è obbligo, ma “negro” oggi suona male.”
Modificai quel testo e cominciai a ragionare sulla tendenza americana a evitare espressioni che possano implicare l’approvazione di pregiudizi razziali, discriminazioni o disuguaglianze sociali.
È diventata ormai un vasto movimento con fautori e oppositori e dure polemiche su tutti i mezzi di comunicazione: si chiama wokeness. Il nome deriva dall’esortazione “stay woke (1)” usata da decenni dai neri americani e diventata molto popolare dopo il 2014, quando nel Missouri un poliziotto arrestò per una infrazione non grave un nero – Michael Brown – e usò mezzi violenti tanto da ucciderlo. Si diffuse allora lo slogan BLM – Black Lives Matter (le vite dei neri sono importanti) ripetuto e scritto nei cartelli delle manifestazioni di lutto e rabbia dopo l’uccisione di altri neri da parte di poliziotti.
Donald Trump ha dichiarato pubblicamente la sua avversità alla wokeness. Elon Musk ha scritto: “La wokeness è divisiva, esclusionista e odiosa.”
Evitare l’uso di termini che possono suonare offensivi ad alcuni, è una buona cosa – chi continua a usarli accusa spesso i seguaci del movimento wokeness di ipersensibilità. Se le parole di qualcuno vengono rifiutate o eliminate da resoconti di dibattiti pubblici, è immediata la protesta contro le censure.
In Italia non si parla molto di queste cose. La situazione è diversa: in italiano abbiamo i peggiorativi, oltre a numerosi diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi e a numerosi aggettivi volgari, blasfemi, relativi a perversioni. Col passare degli anni queste espressioni perdono la loro virulenza e vengono accolte nella lingua corrente. “Me ne frego” era un motto delle squadracce fasciste, ma oggi l’espressione non desta scandalo.
Certi autori italiani fanno uso smodato del turpiloquio. Anche scrittori americani ci provano, ma la lingua inglese è un po’ carente.
I francesi hanno coniato la parola “wokism”, sulla quale hanno divampato molte discussioni. Taluno ha sostenuto che lo stesso motto della Repubblica “liberté, égalité, fraternité” sia una dichiarazione woke. Però J.M. Blanquer, ministro francese dell’educazione, ha dichiarato che l’ideologia woke è l’opposto degli ideali della Repubblica Francese.
La wokeness ha rivoluzionato alcune rubriche di un noto giornale. Fino ai primi mesi del 2023 l’edizione internazionale del NewYork Times pubblicava nella pagina di enigmistica, oltre ai cruciverba, anche il Word Jumble (sfida a trovare una parola dopo aver risolto 4 anagrammi) e strisce di fumetti: Peanuts, Garfield (il gatto), Dennis the Menace, Doonesbury, Calvin e Hobbes (l’altro ragazzino pestifero con la sua tigre di pezza che ogni tanto parla o lo assale), Far Side.
Oltre a questi c’era Dilbert, pubblicato da Scott Adams dal 1989. Era una satira sulla burocrazia moderna. Scherzava su individui con notevoli abilità tecnologiche e informatiche, ma con grazie sociali nulle. Una delle tesi di Dilbert (quasi identica al Principio di Peter) era che i più incompetenti dell’azienda finiscono in posizioni in cui producono meno danno: fanno i manager.
Scott Adams è personaggio che ha oscillato fra destra e sinistra. Ammira Trump perché lo considera un grande oratore, capace di convincere le masse. Ha avuto molti premi e la sua striscia appariva su qualche centinaio di giornali. Nel febbraio 2023 si è rovinato. Ha dato un’intervista ad Ari Shapiro e ha pubblicato sue pessime dichiarazioni su YouTube. Fra queste:
“I neri sono una razza che odia. Consiglio i bianchi di stare fottutamente lontani dai neri: non c’è rimedio. Per questo sono andato a vivere in una zona dove i neri sono pochi.” “Se sei bianco, non c’è bisogno che aiuti gli afro-americani.”
Note
- “woke” è il passato del verbo “wake” – svegliare, “Stay woke” è espressione gergale, non grammaticale, e significa “stai in campana o all’erta” – “sensibilizzati” ai modi di dire razzisti che servono a metterti sotto.