Perché l’influenza si prende d’inverno?
di Roberto Vacca_
“Copriti che fa freddo! Se esci vestito leggero, prendi l’influenza!” – mi dicevano. Da ragazzo, a Roma d’inverno portavo: maglia di lana, camicia, golf, giacca e, per uscire, cappotto e sciarpa. Soffrivo il caldo più a Gennaio che in Luglio. Anche anticamente si vestiva pesante. Nel 1777 un soldato dell’Esercito Continentale degli Stati Uniti fu colpito da una pallottola inglese. Il proiettile fu fermato dal cappotto reggimentale – e sotto portava: giacca blu, gilè, camicia e maglia di lana – rimase indenne.
La motivazione di quelle bardature era: “La bassa temperatura invernale menoma le difese del nostro corpo contro batteri e virus”. L’asserzione sembra falsa – eppure è ancora ripetuta da parecchi medici.
Nel 2007 si vide che l’influenza si trasmetteva da cavie malate ad altre sane con maggiore probabilità quando la temperatura ambiente era più bassa. Nel 2008 il Dottor Joshua Zimmerberg, del National Institute of Health (USA) scoprì il meccanismo per cui i virus dell’influenza sono più contagiosi alle temperature invernali fredde che durante i mesi caldi. A bassa temperatura l’involucro esterno del virus, una guaina di fosfolipidi, si indurisce. È un gel gommoso che lo protegge nei passaggi fra persone. A temperature superiori ai16°C. il gel si liquefa e non lo protegge più dagli elementi (fra cui saponi e detergenti), per cui il virus non passa più dai malati alle persone ancora indenni, né fra specie diverse. Il comportamento della membrana di fosfolipidi è stato analizzato con tecniche di risonanza magnetica. Si è notato che anche la bassa umidità relativa, oltre alla bassa temperatura, favorisce la diffusione dei virus. Le ricerche di Zimmerberg spiegano l’insorgenza di epidemie di influenza fra Novembre e Febbraio nell’emisfero Nord e fra Maggio e Agosto nell’emisfero Sud. Questa migliore comprensione dei meccanismi di contagio si sfrutterà per trovare modi di bloccare le epidemie. In aree colpite da forme gravi di influenza, ci si protegge meglio dal contagio restando in ambienti chiusi a temperatura elevata.
I grafici rappresentano per l’Italia, l’incidenza dell’influenza dal 2004 al 2010. I valori vanno dal 3‰ del 2005-2006 al 14,5‰ del 2010-2011 [numero totale di ammalati da180.000 a870.000]. Le incidenze massime si ebbero nel 2004, 2009 e 2010, ma in questi tre anni le temperature non erano molto rigide. Quindi l’incidenza e il tempo in cui raggiunge il massimo dipendono anche da altri fattori, fra cui il numero di portatori del virus umani o animali e il momento in cui appaiono.
Nel 2009 il decorso è stato atipico: il massimo è stato raggiunto ai primi di Novembre e non a Febbraio, come di norma. L’incidenza minima (2,5 ‰) nel gennaio 2006 si può supporre dovuta al freddo di quel mese e del Dicembre precedente, però al freddo del Gennaio 2004 corrispondeva nello stesso mese un’incidenza dell’ 8 ‰.
Dunque vestiamo leggero, ma laviamoci le mani spesso – con l’acqua calda. Seguiamo l’autorevole consiglio che diedero Ignaz Semmelweis a Vienna (1847) e Louis Pasteur (1878) e ridussero drammaticamente le morti da febbre puerperale e da altre infezioni “da ospedale”.