Premiazione a Matera di Sara Maria Trainotti, Padova
Inutile specificare che, quando lessi la mail in cui mi veniva riferita la mia partecipazione al Premio Letterario come una dei dieci finalisti, rimasi stupefatta. Non potevo credere che il mio racconto fosse stato selezionato e, ancora sconvolta, dissi la bella notizia alla mia famiglia. Subito però sorse il dubbio di chi mi avrebbe potuta accompagnare in un viaggio di ben otto ore per arrivare alla tanto famosa città di Matera. Dopo varie indecisioni la scelta cadde su mia madre, quindi il venerdì pomeriggio partimmo per poi fare tappa per la notte a Pescara. Il vero viaggio iniziò però il giorno successivo, quando un paesaggio per me abituale si trasformò lentamente in quello arido tipico del meridione, rimasi felicemente colpita dalla nuova visione dell’Italia che mi si presentava. Arrivata a Matera, ero giusto in tempo per il corso tenuto da Tiziana D’Oppido che giunse qualche minuto dopo di me. Non era il primo corso di scrittura creativa a cui partecipavo e molti degli argomenti trattati li avevo già discussi in classe o a qualche altro corso, ma quello mi piacque in particolar modo perché ognuno fra noi partecipanti era libero di proporre un argomento a lui caro, senza che ci fosse l’obbligo inenarrabile di seguire la scaletta data. Particolarmente positivo è stato il discorso iniziale dove si è paragonato il verbo “amare” a quello “creare” che secondo il pensiero della scrittrice sono molto simili ed in relazione. Condivido in pieno questa sua maniera di intendere la creatività perché tanto quanto una persona non può essere costretta ad amare, non può neppure essere obbligata a creare un qualcosa che sia uno scritto, una statua, un disegno, un componimento musicale. Concluso il corso, dopo una veloce visita alla città, arrivò il momento tanto atteso: la premiazione. Seduta nel chiostro ero tranquilla e rilassata, ma nel medesimo momento anche euforica di essere seduta su quella sedia ad aspettare che avesse inizio la premiazione. Io ero contenta semplicemente del fatto di essere lì presente, di essere stata selezionata tra una miriade di racconti di tutta la penisola, non mi aspettavo di certo di vincere e neppure lo desideravo. Non ero stata informata, o forse mi era sfuggito di mente, che durante la serata si sarebbero premiati anche i vincitori di altri stati. Non ne fui rattristata, anzi mi piacque molto sentire i pareri di altri scrittori che come me si erano confrontati con i loro limiti, dando il meglio di sé partecipando ad un concorso. Intanto che il tempo scorreva la mia impazienza aumentava e con essa la mia gioia e la mia gratitudine. Ero in ansia perché non sapevo cosa avrei dovuto fare quando mi avessero chiamata, fortunatamente ho un cognome che inizia con la lettera T, quindi prima di me potei osservare e imparare dalle azioni degli altri finalisti. Quando mi sentii chiamare un enorme sorriso mi sorse spontaneamente sulle labbra, stringendo le mani della giuria la mia gratitudine era immensa e il mio cuore batteva forte nel petto. Al momento “dell’intervista” ero un pochino imbarazzata e credo di aver risposto alle domande ripetendo sempre le stesse parole, non me ne preoccupai pensando che quella dovesse essere l’unica domanda che mi dovesse essere rivolta. Porto nel cuore con molta felicità la signora, di cui purtroppo mi sfugge il nome, che mi porse il premio in terracotta poiché appena mi venne a fianco mi disse: «Sono molto contenta per te, mi ricordi mia figlia che ha la tua età! Brava!» facemmo la foto e poi mi baciò sulle guance congratulandosi nuovamente. Mi fece sentire accolta e le sue congratulazioni mi fecero più piacere di tante altre ricevute in seguito da amici o parenti, anche perché alla fine della cerimonia mi si avvicinò e congratulandosi un’altra volta per la menzione, mi riferì inoltre di essere curiosa di leggere il mio racconto. Mi rese orgogliosa e molto grata all’Associazione poiché per la prima volta sarebbe stato pubblicato un mio scritto e, in quel momento, me ne resi finalmente conto. Ma tornando alla mia narrazione degli eventi mi sento di dover raccontare il momento clou della serata: la consegna del Premio Letterario e le varie menzioni. Ero molto curiosa di sapere chi fosse il vincitore e in cuor mio speravo che fosse il trio di Napoli per un’innata simpatia che provavo nei loro confronti. Non furono loro i vincitori, ma ugualmente fui contenta per il vero vincitore e aspetto la pubblicazione dei racconti per leggere il suo scritto. Il mio fu l’ultimo racconto ad essere menzionato e ne fui completamente sorpresa. Io, una sedicenne, ero stata menzionata in un premio di narrativa a livello statale, era una grande aspirazione della vita che si avverava così presto. Mi intervistarono nuovamente e a quel punto l’imbarazzo della prima intervista era stato sostituito da emozioni più forti come l’incredulità e la felicità. Mi fece molto ridere il fatto che la giuria pensasse che il mio racconto l’avesse scritto un ragazzo. Certo, io non sono l’emblema tipico della femminilità, però non pensavo che il mio stile potesse essere ricondotto ad una mano maschile. L’unico rammarico che ho verso la serata è che non ho potuto instaurare un legame personale con gli altri scrittori. Mi sarebbe molto piaciuto conoscerli per potermi confrontare con loro, anche perché in questo modo avrei avuto degli amici con cui poter discorrere di una passione che in pochi oggigiorno riescono a capire.