Previsioni aziendali e personali
_Roberto VACCA
Conviene tentare di prevedere l’avvenire, anche se non è facile, e sebbene
talora sia impossibile. Questi tentativi fatti per scopi personali, possono essere
più efficaci se si ispirano alle procedure standard impiegate nel management
aziendale. Queste mirano a produrre il programma aziendale relativo a un anno o
a un quinquennio. Il bilancio di previsione – o business plan, come viene
chiamato spesso – proietta previsioni su: fatturato, costo del prodotto, spese di
amministrazione, progettazione, commerciali e generali, interessi bancari, tasse,
profitto (o perdita), quando i clienti pagheranno le fatture, quanto e quando
saranno pagati i fornitori, stipendi, salari, assicurazioni sociali, investimenti in
attrezzature, ammortamenti, etc. . Il business plan viene redatto sotto forma di
documenti contabili relativi ai periodi futuri, ma del tutto analoghi a quelli
prodotti ogni anno (o meglio ogni mese) dalle aziende gestite bene. Questi
documenti di previsione, disaggregati mese per mese, sono: Profitto e Perdite,
bilancio, flusso di cassa, conto pagamenti clienti, ordini inevasi (backlog) e nuovi
ordini. Al nome di ciascuno si aggiunge l' indicazione “previsione” (forecast).
In alcune aziende il business plan ha carattere sacro. Ormai tutti lo
redigono con l'aiuto di un computer le cui procedure sono automatizzate. Si è
osservato che vanno fallite più spesso delle altre le aziende che non preparano
affatto il business plan in base alla teoria che l' avvenire è nel grembo di Giove e
nessuno lo può prevedere.
Il flusso di cassa – la situazione dinamica delle entrate e uscite di contante
(o equivalenti) che influenzano la situazione di tesoreria, cioè la disponibilità di
soldi in cassa (o in banca) – è la variabile aziendale più criticamente influenzata
dal tempo. Si chiama "cash flow" anche il documento (statement) in cui si
registra: quanti soldi c' erano in cassa all' inizio del mese, quanti soldi entrano ed
escono fisicamente durante il mese e, quindi, quanti soldi ci sono alla fine del
periodo. È vitale cercare di prevedere i cash flow futuri anche nelle ipotesi di
nuove politiche, nuove iniziative, ingresso in settori nuovi. Perchè? Ma perchè il
conto profitti e perdite non racconta tutta la storia: può riportare un profitto
brillante, ma si riferisce a somme fatturate – non incassate. Se i clienti pagano
con ritardo enorme, non avremo soldi in cassa e dovremo prenderli in prestito
dalla banca. Così i profitti sperati andranno, invece, tutti a pagare gli interessi.
Magari non basteranno e un' azienda apparentemente prospera andrà a finire male
a causa di scarsa liquidità.
Le finanze aziendali prosperano solo se si basano su: una contabilità
tempestiva, accurata e fedele, un' amministrazione oculata, un piano dei conti ben
progettato – elementi essenziali del management quanto la qualità del prodotto o
del servizio fornito e la strategia commerciale. Naturalmente le previsioni citate
raramente si verificano molto esattamente. Vanno fatte ugualmente perché
permettono di apprezzare quale sia la situazione dell’azienda – se si controllano
ogni mese od ogni settimana gli scostamenti dei risultati effettivi da quelli
previsti esplicitamente nel piano.
I manager dovrebbero garantire la loro “accountability”, cioè la
responsabilità totale [e morale] di ogni azione, omissione, situazione, decisione
Come accennavo all’inizio, conviene assicurare una responsabilità simile
anche verso noi stessi. Tacitamente o in modo dichiarato, ci poniamo obiettivi da
raggiungere in tempi futuri. Fra questi: la preparazione a un esame,
l’apprendimento di un’arte o di una lingua, la produzione di oggetti, il
raggiungimento di certi traguardi in attività atletiche, il guadagno di certe
somme. Il successo sarà più probabile se controlleremo frequentemente a che
punto siamo arrivati rispetto al piano iniziale. Se portiamo troppo ritardo,
formuliamo e adottiamo un piani di emergenza.
Trattati severamente, dunque: conviene essere un po’ l’aguzzino di te
stesso – in greco si diceva “seautontimoroumenos” – parola che Menandro usò
come titolo di una sua tragedia, 23 secoli fa.