I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2018 – Qual è il colore della follia? di Claudia Natoli_Roma

_ Anno 2018 (I sette colori dell’iride – Il giallo)

Mi sono posta questa domanda per la prima volta a dodici anni. Ero a casa, seduta in veranda quando ho visto la macchina di mio papà rientrare nel vialetto. Ho sussultato per un attimo sentendolo frenare bruscamente e sbattere la portiera della macchina con forza, poi è venuto verso di me, aveva tra le mani una pistola nera e lucida, ma non fu quella a spaventarmi, o almeno non tanto quanto l’espressione calma e impassibile sul suo volto. I nostri occhi si incontrarono, lui strinse ancora di più l’arnese tra le sue mani facendo diventare le nocche bianche e lo puntò verso di me. L’aria in quel preciso istante smise di entrarmi nei polmoni, niente si muoveva più, nessun rumore o odore, non sentivo neanche il battito del mio cuore, riuscii solo a pensare che sarei morta e sarebbe successo, se non fosse stato per il mio cane. Fu lui a salvarmi la vita sbucando all’improvviso da dietro l’angolo per salutare il suo padrone. Lo colse alla sprovvista spingendolo a voltarsi precipitosamente e a sparare.

Un colpo. Due colpi. Tre colpi. Non aveva una buona mira.

In quell’attimo tutto ciò che riuscii a vedere fu il sangue scarlatto del mio cane, come se il mondo intero ne fosse ricoperto. Ho pensato al rosso lì, eppure non era quello il colore che stavo cercando, non mi soddisfaceva appieno come risposta. Dovevo cercare ancora.

Mio padre è sempre stato pazzo, ha sempre visto cose diverse da quelle che percepivamo noi, così mi disse la mamma il giorno in cui lo portarono via, ma non si era mai dimostrato pericoloso. Era una brava persona in fondo, certe volte però non riusciva a controllarsi, perdeva completamente il controllo di se stesso e noi non potevamo far niente per impedirlo. Quando sono andata a trovarlo per la prima volta ci hanno portato nella sua stanza, era spoglia e bianca, del tutto impersonale come se non ci vivesse nessuno dentro, come se la persona che un tempo era mio padre fosse stata completamente cancellata, lui non esisteva più, faceva parte della tappezzeria come un semplice soprammobile. Eppure neanche il bianco mi sembrava la risposta alla mia domanda, è troppo semplice, banale, come se dietro di sé non nascondesse nulla, la follia invece è fatta a strati, può essere scoperta poco alla volta ed è diversa in ognuno di noi. Il bianco è troppo piatto per poterla esprimere.

Sono passati tre anni da quell’incidente, vado raramente a trovare papà ormai, mi guarda sempre in modo strano, come se fosse arrabbiato con me e allo stesso tempo provasse pena. Cerco in tutti i modi di non pensarci e mi concentro sulla matita stretta tra le mie mani. Era da molto che non disegnavo ma mi aiuta, quando lo faccio entro nel mio mondo, posso esprimere completamente la vera me, non ho freni. Sto disegnando con forza, ho quasi spezzato la matita, vedo un volto, è molto confuso, non saprei neanche dire se sia di un uomo o una donna ma improvvisamente capisco. Giallo. Tutto, ogni singolo lineamento o dettaglio, è giallo. Giallo come il sole, che può illuminare o accecare, riscaldare o bruciare, o come il limone che nasconde una terribile acidità dietro la sua forma tondeggiante, o i volti dei malati che assumono questa particolare tonalità durante le loro sofferenze, o addirittura come le foglie in autunno, pronte a cadere e morire. E’ il colore della gelosia, del tradimento, del dolore, delle contraddizioni ma soprattutto dell’inganno, sembra allegro e vivace ma è tutto l’opposto. Nasconde così tante sfaccettature e realtà dietro di sé questo colore che deve per forza essere lui.

Ora l’ho capito. Se solo anche mamma lo avesse fatto per tempo, se avesse prestato più attenzione ai miei disegni non avrebbe rinchiuso papà quel giorno, non avrebbe dato a lui la colpa dell’uccisione del nostro cane, non avrebbe creduto alle mie parole da bambina innocente, lui sarebbe stato libero ora ed io sarei stata al suo posto ma, finché non se ne accorgerà, io sarò libera di continuare a disegnare con il mio colore preferito.