Raso, Kakanas Asterios
Racconto vincitore Premio Energheia Grecia 2022
Traduzione: Maria Chatzikyriakidou, a cura di: Franco M.T. Gatti
Erano quasi le sei. Chara guardò la strada dietro la porta semiaperta. Era ormai sera e i ciottoli luccicavano sotto le luci gialli della via Giasone. Nel primo pomeriggio aveva piovuto. Ma non se ne è accorto. Questo è stato il quarto ad andarsene. O forse il ventiquattresimo? Aveva già perso il conto.
Lucia le si avvicinò e le diede un’amichevole pacca sulla spalla. Due ore, piccola mia, e poi vai per fare la nanna, le disse. Altre due ore… Forse altri sei clienti. Ma dato che Paola se n’è andata, potrebbero essere otto. Forse dieci. Chi se ne frega, quale è la differenza? Comunque ormai ci era abituato.
Entrò nella stanzetta e si sedette sullo sgabello. Sentì la superficie ruvida del legno scavare nelle gambe e nelle natiche nude. Aspettava. Tra poco Lucia l’avrebbe chiamata per un’altra dimostrazione. Oh mio Dio, fa’ che non sia vecchio… Non ce la faccio più… Ma anche se non fosse vecchio, non cambierebbe molto. Con dieci euro arrivavano anche i drogati. Aveva visto così tante cose in quegli undici metri quadrati che ora nulla le sembrava strano o disgustoso. Tutta la gente bravadel centro, tutta l’élite, veniva per dieci minuti di piacere. Alcuni se li ricordava! Clienti abituali. Ogni tre o quattro giorni erano lì. E ogni volta sempre più frettolosi. Sempre più violenti.
Sentì la voce di Lucia. Stava dando le solite informazioni. Come un menu da ristorante. Conosceva il processo. Assunse un’espressione sensuale e ne uscì guardando a destra. Non troppo a destra, ma senza allontanarsi troppo da lui. Ora l’ha imparato, l’ha perfezionato. Camminò per tre metri e tornò indietro. È riuscita adarle un’occhiata. Era seduto a gambe incrociate sul divano, come se stesse guardando una partita di calcio. Le ricordava qualcuno. Deve essere venuto nel passato, ma molto tempo fa. Un volto familiare, ma un po’ confuso nella sua memoria. Come tutto il resto. Per molto tempo, tutto sembrava acqua fangosa, sporca, molto sporca.
Rientrò nella stanzetta e si sedette sul letto. Sarebbe arrivato a breve. Accarezzò delicatamente le lenzuola, osservando le pieghe. Molte pieghe. Un sorriso amaro attraversò le sue labbra. Si ricordò di Alexandra, la ragazza che puliva la loro casa. Erano duecentosettanta metri quadrati, non poteva farla stancare. Tuttavia, nessuna donna è rimasta con loro per più di due mesi. Le violentava e poi loro violentavano lui. E poi le cacciava via. Diceva che non erano brave e che non sapevano nemmeno stirare le lenzuola. “Guarda quante pieghe”. E poi facevamo finta che io gli credessi. E poi ne portava un altra. Un’altra. Un’altra. Finché è arrivata Alexandra.
“Alexandra è una brava ragazza, vero Chara? Tutte le lenzuola perfettamente piegate”. “Sì, sì, amore mio. Teniamola”. E infatti, Alexandra rimase con noi per due anni interi. Fino alla fine. Cosa le sarebbe successo? Ma di che cosa hanno bisogno queste ragazze? Ventisei anni, bella e laboriosa. Aveva esperienza con le lenzuola. Ci sono così tante ville e alcune avranno bisogno di una ragazza con quelle qualifiche. E lavorava sempre sorridente! Quel doloroso teatro aveva acquisito un terzo membro nella sua compagnia! Bei giorni, così semplici e nitidi nella sua memoria. Come poteva immaginare che da Varkiza sarebbe finito a Metaxourgio? E di nuovo in una strada chiamata Giasone!
Aprì la porta ed entrò. Tossì e la richiuse fortemente. Si guardò intorno senza dire niente. Alto e robusto, con barba corta e capelli lunghi. Bello! Sarà divertente. Oh, vorrei poter chiudere la serata con lui, non ce la faccio più. Quella villa a Varkiza, però… Forse qualcun altro l’aveva comprata. Un caso difficile per il broker. Non acquistano così facilmente ville dove sono avvenuti omicidi. Tuttavia, se qualcuno la comprasse, sarebbe un ottimo affare. Come se avesse vinto la lotteria.
“Come ti chiami”, le chiese. Chara esitò per un momento. Infatti, come si chiamava? Lo aveva dimenticato. Aveva cambiato così tanti nomi prima di arrivare da Lucia che anche lei ora si stava confondendo. Com’era gentile Lucia… Le offrì subito un lavoro e una casa, senza chiederle se avesse esperienza o se avesse ucciso suo marito. “Con un nuovo taglio di capelli, nessuno ti riconoscerà, piccola. Devi solo essere disposta a lavorare”. Basta che si paghi.
“Monica”, rispose Chara e si alzò. Poi lui si avvicinò. Premette il suo grande petto contro il petto nudo di Chara e le sussurrò all’orecchio. “Chi stai prendendo in giro Chara?” Una volta che le avvolse le braccia attorno al collo, tutto divenne chiaro. Ricordava tutto. Da dove è iniziato il male e cosa era successo dopo. Ricordò quel lento, appassionato strangolamento. I suoi occhi traboccanti di rabbia, le maledizioni. Ricordava anche il coltello. Ricordava quanto le piaceva colpirlo contro lo sterno, ancora e ancora e ancora. Ricordava anche Sotiris.
Ricordò quanto fossero legati i fratelli, a quante cameriere entrambi insegnarono a stirare le lenzuola nel modo giusto. E ora lo aveva davanti a sé. Ma non per molto. L’aveva già adagiata sulle lenzuola sgualcite del letto sudicio e aveva continuato ciò che l’altro non era riuscito a fare sei mesi prima. Chara vide lo stesso odio negli stessi occhi verdi. Ma questa volta non aveva un coltello con sé. Ma meglio così.
Stava pregando che finisse presto. Che fosse l’ultimo cliente. E soprattutto che non fosse un vecchio. Alla fine tutti e tre i suoi desideri si sarebbero avverati. Se c’era una cosa di cui si pentiva, erano le lenzuola. Avrebbe preferito che questo fosse successo allora, a casa, nelle sue lenzuola di raso ben stirate, quelle bordeaux scure, lucide e senza rughe, e non in queste arancioni sporche. Adesso era troppo tardi.
In quegli ultimi momenti pensava anche alla povera Lucia. Cosa avrebbe fatto? Ma non doveva preoccuparsi. Lucia non ne aveva bisogno, presto avrebbe trovato qualcun altra. Sarebbe stata anche migliore e la settimana prossima avrebbe già compensato la perdita. Com’era brava Lucia… Non l’ha mai fatta preoccupare il passato. Neanche i suoi demoni.
Basta che si paghi.