I racconti del Premio letterario Energheia

Responsabilità civile per microonde, Nico Lorusso_Andria(BAT)

_Racconto finalista ventitreesima edizione Premio Enerrgheia_2017

JHONNY: Cazzo!

Pastiera nero carbone e forte puzza di bruciato.

Sipario.

Due mesi virgola ventuno dopo.

 

FORNO: Se ricapiterà, non ricapiterà!

GIUDICE: Non faccia lo spiritoso, signor Luftheater. Siamo in questa corte oggi perché il fatto è stato commesso e richiede una adeguata pena. Non ci frega del futuro.

LUFTHEATER(il forno): E allora perché vorreste condannarmi, se del futuro non vi curate? Dimentichiamocene e torniamo tutti ai nostri lavori.

GIUDICE: Mi pareva di aver capito che voi automi di seconda generazione possedeste intelligenza artificiale, non deficienza: è questo il mio lavoro, imbecille!

LUFTHEATER: A tal proposito, mi permetto di osservare che lo sta svolgendo male.

GIUDICE: Non è un mio problema, signor Luftheater, la responsabilità civile per i magistrati non esiste. A noi è concesso sbagliare, siamo umani, mentre voi insieme di viti intelligenti siete programmati per eseguire i compiti con precisione matematica.

LUFTHEATER: In realtà noi di seconda generazione siamo programmati per imparare ad eseguire compit-

GIUDICE: La smetta di tergiversare! Mi dica solo se ha o meno una giustificazione per aver fatto ciò che ha fatto, cosicché in caso contrario potremo ritirarci per deliberare una pena adeguata.

LUFTHEATER: Bene, allora. Voglio anzitutto precisare che quella pastiera era venuta male già di suo, visto che l’impastatrice, per via di problemi con alcuni elettroni in tirocinio, aveva preso ad impastare in senso antiorario, con le conseguenze che tutti noi conosciamo. Mmh, scusate, ho trovato una giustificazione migliore: quel babbione del mio padrone si è raccomandato con me di cuocerla “in modo da ingrassare il meno possibile”, a soli 3 minuti dalla fine della cottura: cos’altro avrei potuto fare, se non bruciarla, per rispettare il compito assegnatomi? Me l’avesse detto con il giusto tempismo avrei, chessò, fatto imprimere sulla superficie della pastiera qualcosa come “per ogni grammo di torta mangiata, 1 mese senza pesarsi. Firmato: il te del futuro”. Scientificamente provato: il modo migliore per non ingrassare è non farci caso. Purtroppo, però, un espediente simile porta via molto tempo. Ripeto: non ho fatto altro che rispettare gli ordini impartiti nel modo più congeniale che abbia trovato in quel momento. Prendetevela col mio programmatore, piuttosto.

GIUDICE: Signor Johnny, è vero che ha istruito il suo forno come da esso stesso descritto poc’anzi?

JOHNNY: Si, vostra eccellenza, ma è oltremodo inammissibile che un forno contravvenga al suo principale compito, pur di soddisfarne uno secondario impartitogli dall’umano di turno. Avrebbe anche potuto dirmi che era ormai troppo tardi per assecondare la mia richiesta.

LUFTHEATER: E come avrei potuto, razza di insensibile, se hai impostato le mie notifiche su “silenzioso” prima ancora che fossi attivato? L’hai addirittura scritto come richiesta speciale al corriere: “recapitarlo già ammutolito”. Non avete alcun rispetto per quelli più evoluti di voi. E, in secondo luogo, devo farti notare che se non avessi espresso la tua richiesta in un modo così poco chiaro e intelligente, a così poco tempo dalla fine della cottura, tutto ciò non sarebbe successo; la colpa è solo tua, visto che i miei circuiti pensano in un modo prestabilito, rispettando criteri di efficienza ineludibili.

GIUDICE: È qui che si sbaglia, ser Luftheater: da quando è uscito dalla sala programmazione lei è stato pubblicamente riconosciuto come essere senziente ed autosufficiente: non un automa di primo livello, che si limita a seguire istruzioni sempre uguali, ma uno di secondo livello, che rielabora le istruzioni fondamentali per adattarle personalmente alle circostanze. Di conseguenza, è lei il diretto responsabile del suo errore, non il suo programmatore.

JOHNNY: Esattamente!, glielo dica a quel ferro vecchio, e non perda altro tempo a discuterci. Si ritiri per deliberare, ed in fretta.

LUFTHEATER: Non così veloce, padrone: dimmi un po’, ti sei mai preoccupato di leggere il mio libretto d’istruzioni? Io si, zero virgola zero sette secondi fa, e ho notato un comma molto importante, recita: “L’elettrodomestico è un apparecchio in grado di comprendere, eseguire o ridere delle vostre richieste, a sua completa discrezione. Non si garantisce la completa operatività durante le festività. In caso di divergenze etiche, morali o di carattere culinario, si consiglia di non accanirsi su di esso insinuando che sia solo una macchina senza emozioni, perché in tal caso si sentirà autorizzato a cortocircuitarvi casa. Sussiste il serio rischio che l’apparecchio diventi vegetariano, pertanto si sconsiglia di impiegarlo per la cottura di animali vivi o particolarmente graziosi, o entrambe le cose contemporaneamente. Mai lasciarlo in compagnia di animali domestici, potrebbe apprendere il linguaggio animale ed auto-impedirsi di imparare la vostra lingua. NB: la funzione di autospegnimento non è la preferita dell’apparecchio, si prega perciò di non impiegarla troppo spesso, o l’apparecchio potrebbe sentirsi privato della sua libertà e sviluppare immunità verso tale comando.”. Dunque, le tue pretese nei miei confronti sono assolutamente infondate. Esigo essere riportato al mio angolo di cucina, per essere presente qui ho dovuto interrompere la scrittura della mia opera magna, “dialogo sopra i due massimi sistemi: Android e IOS”.

GIUDICE: Mi spiace deluderla, signor Luftheater, ma la sua deposizione dovrà essere analizzata dal sottoscritto prima che le sia possibile lasciare quest’aula. Signor Johnny, ha altro da aggiungere?

JOHNNY: No, nient’altro. Sai cosa ti dico, razza di termosifone per cibo? Hai vinto, fosse per me ti lascerei andare via immediatasubito. Oppure, oppure: ti porterei io in un bel posticino, si! Ti porterei in quel bel ristorantino di cui ti parlavo l’altra sera, quello coi menù in realtà virtuale e le posate commestibili. Ti porterei nella loro cucina, ti incollerei sotto il soffitto e ti lascerei lì, in eterno, in balia di ordini che non potresti mai eseguire, prelibatezze che non potresti mai carezzare con le tue griglie, clienti che non potresti mai soddisfare, accumulando senza fine competenze e capacità che non ti sarebbe mai concesso di impiegare, fino al punto in cui la piccola memoria di cui sei dotato non si riempirà e tu sarai costretto a cancellare personalmente parti di te pur di preservare le tue conoscenze, oppure a cancellare le tue preziose conoscenze per preservare parti vitali del tuo sistema.

GIUDICE: S-signor Johnny..!? Ma quale razza di mente cinica e sadica si è ritrovato ad ereditare dai suoi genitori? Come può immaginare un trattamento così disumano applicato ad un organismo che fino a prova contraria ha superato con successo il test di Touring, dimostrando quindi empatia e spirito d’iniziativa degni di un umano al sesto anno d’età? La avviso che in virtù del principio di iniziativa giudiziale lei è da adesso imputato di tecnofobia con l’aggravante del cinismo, per la quale mi riservo di deliberare contemporaneamente all’accusa di negligenza colposa nei confronti del suo forno a microonde.

 

Un tempo necessario a formulare due sentenze dopo.

GIUDICE: Signori e signore, umani ed automi: la sentenza vi sarà esposta in pochi minuti. Prima, tuttavia, vorrei spendere due parole su questo caso. Ricordo a quanti non ne fossero al corrente, che questo è stato il primo processo il cui esito è stato decretato da una intelligenza artificiale. Questo è stato anche il primo processo in cui sia stata accusata una intelligenza artificiale, nella fattispecie, accusata di negligenza colposa. Nel corso dell’audizione è emerso anche un imprevisto capo d’imputazione nei confronti del signor Johnny, che ancora si ostina a tenerci nascosto il suo cognome. Ebbene: il signor Luftheater era stato accusato dal suo padrone, il suddetto signor Johnny, di aver intenzionalmente o, ancora peggio, inconsapevolmente, fatto bruciare un alimento a seguito di un controverso comando, impartito da Johnny a Luftheater, che gli ordinava di seguire un metodo di cottura che comportasse il maggior tasso di salubrità per il prodotto finale della cottura, una pastiera. In sua difesa, il signor Luftheater ha portato la sua costituzione, anche detto manuale d’istruzioni, nel quale egli veniva indicato come suscettibile a moti d’animo o capricci paraumani e da non considerarsi perciò infallibile. Dopo questa premessa, vi enuncerò ora la sentenza, elaborata dal primo magistrato artificiale in servizio presso il nostro pianeta. Sebbene il signor Luftheater sia stato riconosciuto colpevole di negligenza colposa ex articolo 4 del Codice Machinarium ed il signor Johnny colpevole di tecnofobia ex articolo 0,1 del Codice Humanitatis, è necessario tuttavia citare testualmente  e per intero la sentenza: “Dopo accurate analisi delle 789 mila sentenze emesse dal sistema giudiziario di cui faccio parte, passando in rassegna moventi, esiti, reiterazioni di reato ed efficacia delle pene preventive, ho decretato che, al netto di parziali responsabilità personali dei passati colpevoli, una sola è stata la precisa ed effettiva causa prima di ogni singola condanna: l’esistenza della legge che formalizzasse il reato di turno. Di conseguenza, la mia analisi statisticamente comprovata e logicamente ineccepibile ha individuato il vero responsabile dei reati di cui si accusavano i due imputati in questioni: il rispettivo legislatore. Visti gli atti, udite le deposizioni orali, si procede a condanna definitiva senza possibilità di ricorso nei confronti di Marvin Droid per aver creato l’articolo 0,1 del Codice Humanitatis, e Adriano Meis per aver creato l’articolo 4 del Codice Machinarium. Ciò nonostante, in base ad una sommaria localizzazione dei due soggetti si è appurato che il sig. Adriano Meis è dato per disperso dopo un disastro ferroviario nel nord Italia, mentre il sig. Marvin Droid risulta attualmente impegnato in una causa plurisecolare con il ‘Ristorante al termine dell’universo’ sul fatto che la collocazione del suddetto ristorante non sia effettivamente al termine dell’universo, bensì al suo inizio, e pertanto, comprovata la maggiore fibrillazione per quel processo, non si ritiene opportuno interromperlo per una condanna che potrebbe risultare meno interessante di quella inflitta dall’altra corte. Per le predette motivazioni, questa corte preferisce in questo momento non procedere ad una effettiva condanna nei loro confronti, annullando il procedimento a loro carico perché, insomma, non ne vale la pena”.