I racconti del Premio Energheia Europa

Ricerche, Rotem Elbaz_Gerusalemme

Menzione Premio Energheia Israele 2017

Traduzione a cura degli alunni della Classe 3^ sez. G_indirizzo MUSICALE

Coordinamento Prof. Enza Sileo

Istituto Comprensivo “G.. Pascoli”, Matera

Matteo Andrisani, Danila Annunziata, Emanuele Pio Bruno, Caterina Carmentano, Francesca Coppola, Pasquale Domenichiello, Bruno Dovile, Giuseppe Faruolo, Giorgio Fontana, Ivano Pasquale Giordano, Leonardo Guerricchio, Elena Montemurro, Francesca Nuzzi, Silvana Paolicelli, Olga Passarelli, Angela Priore, Rocco Oscar Rondinelli, Francesca Rubino, Maria Sole Ruggieri, Sofia Ruggieri, Francesca Scalera, Francesco Paolo Sinno, Mirko Strammiello, Eleonora Tota, Anna Vignola.

Alle sei di sera di una notte di inverno, l’oscurità è imminente. Hanna sta camminando verso la grande finestra per chiudere le persiane che portano un freddo terribile nella sua casa. Appena prova a chiudere la finestra di sinistra, sente il suo braccio molto stanco così, Hanna decide di lasciarla aperta e si siede sulla sua grande poltrona. La TV è accesa e la sua casa è oscura. Lei pensa ai giorni che passano, pensa alla vita di tutti i giorni e specialmente al domani. Cosa porterà il domani? Secondo quello che diceva il telegiornale c’era uno scandalo per corruzione nel comune di Bat Yam. Potrebbe essere uguale a oggi, oppure ci sarà un giorno che le porterà un nuovo dolore, altre difficoltà e più stanchezza al suo corpo pensante. Yonit Levi, il nuovo punto di riferimento, sembra pallido. Hanna sente bussare leggermente alla porta:

“’Chi è?’”, chiede con voce gentile.

Mentre si alza dalla sua sedia la sua gamba sinistra si muove lentamente, seguendo il resto del corpo. Apre la porta, stringe gli occhi e vede Amit, sua nipote, dietro la porta bianca.

“Ciao nonna”, Amit entra dentro la casa sorridendo, le da due baci, chiedendole come vada.

“Va tutto bene ‘abinti’, vieni e siediti!”, le risponde calorosamente.

“Come va a scuola?” Il telefono di Amit squilla. “È tutto a posto?”

 

    Dor_32: Ti va di incontrarci oggi? Sai agire d’impulso? LOL.

 

“Sì nonna! Un secondo, devo solo rispondere a un messaggio”. Lei digita velocemente.

 

     Amit.bn: Oggi non posso, ci possiamo incontrare un altro giorno d’impulso, forse persino domani.

 

Amit sorride imbarazzata, guarda lo schermo luminoso della televisione e dice: “Sta andando benissimo. Abbiamo una piccola pausa adesso, perciò va alla grande”.

 

“Fantastico ‘abinti’, sembra fantastico”.

 

     Dor_32: Ok, ma prima del vero incontro, non sarebbe meglio discutere delle nostre aspettative? Cosa ti piacerebbe fare?

 

“E come va a Tel-Aviv? Hai amici lì?”

 

     Amit.bn: Umm discutere delle nostre aspettative…OK!

 

“Umm… sì, naturalmente!”, mentre scrive sul telefonino.

 

    Sono dell’umore di bere una birra senza troppe pretese, d’incontrarti e conoscerti… se poi ci andasse di fare un passo in avanti sarebbe fantastico (:

 

“Ho un sacco di amici”.

 

    diciamo che non sono dell’umore di fare sesso occasionale… se queste sono le tue intenzioni.

 

“E riguardo ad un fidanzato? Quando avrai un fidanzato?”

 

“Non ho fretta nonna”, dice Amit ridendo.

 

     Dor_32: Ma se ci andrà di fare un passo in avanti allora  faremo sesso, giusto?

 

“Accadrà, non è come ai tuoi tempi!”

 

     Dor_32: ?

 

“Sicuro, non è come ai miei tempi”.

 

    Amit.bn: Sì! Ma se hai fretta penso che tu abbia opzioni migliori di me, no?

 

Dor_32: (.

 

 

***

 

 

Il camion era grande e sporco, l’autista si fermò nel mezzo di un deserto dove c’erano solo pochi alberi di sabra e piante di ulivo. A bassa voce, disse: “Aspettatemi qui, tornerò!” L’autista fece scendere Hanna e suo marito e si allontanò. Passarono la prima notte lì con una piccola valigia e molta paura, sperando che nessun leone li divorasse furtivamente, nel buio della notte. La loro paura era che sarebbero semplicemente scomparsi, e nessuno lo avrebbe mai saputo, come se non fossero mai esistiti.

 

“E se non tornasse indietro?” chiede lei, mentre le sue dita cercano una pietra nella sabbia.

“Va tutto bene Hanna, tornerà. Non dimenticare che questa è la Terra d’Israele”.

Le dice mentre i suoi occhi errano, cercando una roccia dove sedersi o un posto più in alto dove potrebbero vedere un animale vagare nel deserto.

“Dove sono tutti? e perchè noi siamo gli unici qui?”

Si ripromette che è ora di finirla. Questa è l’ultima domanda e lei non lo importunerà più, non lo farà spaventare nello stesso modo in cui lo è lei stessa.

“Non lo so, Habibti, ma tornerà e tutti arriveranno”, le dice mentre prolunga le parole in un tono confortante.

 

Il giorno seguente arrivarono gli altri. Costruirono una tenda con un telone e alcune lenzuola che più tardi diventarono una capanna in un campo di passaggio, pieno di immigrati Marocchini. Un anno dopo costruirono una casa nel mezzo del deserto, che gli costò 50 mila lire. Tutt’intorno c’erano ancora alberi di sabra, ulivi e sabbia. Questa è la loro nuova casa. Non hanno avuto scelta, nessuna discussione, e nessun desiderio. Dove sono? Quanto lontano sono situati rispetto a Gerusalemme e quanto è lontana Tel Aviv? Chi lo sa?

 

 

***

 

 

L’orologio suonava mezzogiorno. Era un giovedì. L’indomani avrebbe dovuto impacchettare le sue cose e lasciare il piccolo appartamento che aveva preso in fitto per due anni e tornare a casa dei sui genitori. Dopo una lunga ricerca di un nuovo appartamento, Amit aveva deciso di rinunciarvi.

“Dannazione, perché dovrei pagare $800 per prendere in fitto un appartamento dove devo fare la doccia con le infradito? Cos’è che non va alle persone in questo posto?”

La cameriera mise due tazze di caffè sul tavolo, un Americano con latte di soya freddo a lato, ed un piccolo cappuccino. Un giovane uomo senzatetto che stava attraversando Rotschild Boulevard catturò l’attenzione della sua amica Netta. Appena si incamminò verso il bar, Netta disse:

“Penso tu abbia ragione, ma prima o poi, se vuoi vivere a Tel Aviv, devi spendere. La questione è se vuoi pagarne il prezzo o vivere fuori dalla grande città, come a Ramat Gan. Oppure forse vuoi stare con i tuoi genitori, non so!”

 

Il giovane senzatetto stava in piedi, in silenzio davanti al loro tavolo. Amit stava fissando l’aria calda mentre Netta lo guardava a disagio, facendo cenno di “No!” con la testa e bevendo un sorso di cappuccino, imbarazzata.

“Posso avere una sigaretta?”, le fece cenno con la mano destra, indicando il pacchetto blu delle Camel. Netta prese una sigaretta e gliela accese.

 

“Sono andata a trovare la mia adorabile nonna qualche giorno fa. Ha la pressione alta e soffre di vertigini. La sua salute la sta mettendo sotto pressione perciò ogni due giorni fa le analisi del sangue. Forse è questo il motivo per cui la chiamano pressione sanguigna?”

Il senzatetto con la sigaretta accesa e i vestiti stracciati si mosse verso il tavolo successivo.

“Davvero? Povera nonna! Lei è l’unica rimasta, giusto?”

Netta guardò di nuovo il senzatetto mentre parlava e fumava.

“Sì, sono tutti già andati via. Waiiiiii! Il caffè è troppo leggero qui!”

Appena bevve un sorso riconobbe Yoni e la sua ragazza, Almog, sul lato destro della strada che si tenevano per mano come due veri piccioncini. Sapevo già che lei fosse la sua fidanzata perché aveva visto che lui aveva cambiato il suo stato di Facebook. Chi aggiorna i propri stati, ormai? A qualcuno importa?

 

“Yoni!”, ho sussurrato a Netta.

“Dove?” ha risposto tra un  sussurro e un urlo.

“Shh, non guardare! Là, sul lato destro della strada con la sua ragazza, la modella. Lei ha bellissimi capelli ed è abbronzata, ma probabilmente niente nella testa”.

Netta ride, sorpresa per lo scatto di indignazione.

“Dicevi che non ti importava”. Mi dice sorridendo.

“Non potrebbe importarmi di meno!” Diedi l’ultimo sorso all’Americano con tutta l’amarezza del fondo del bicchiere.

 

Già dall’inizio sapevo che non eravamo una coppia ben assortita. A lui piacciono le feste e io amo stare a casa. A lui piace mangiare schifezze e io sono una salutista. Lui è alla continua ricerca del successo; fa carriera, apre aziende di gestione del rischio, cerca nuove opportunità di investimento e persone da assumere nelle sue aziende. Io mi muovo in modo orizzontale nella vita, facendo in continuazione cose che non mi recano benefici ora, ma che sono investimenti per il futuro. Mi concentro soprattutto su cose che mi portano più soddisfazione e realizzazione e meno stabilità economica. Durante il nostro primo mese di fidanzamento eravamo entrambi al settimo cielo.

 

Il primo mese, pensava che sarebbe stato tutto meraviglioso. Dopo sei mesi avrebbero abitato insieme e dopo un anno lui le avrebbe fatto la proposta. In due anni avrebbe avuto una casa, un cane, e una pancia da gravidanza di otto mesi. E finalmente, non avrebbe più dovuto ascoltare le normali benedizioni dei suoi familiari stretti. Quelli che venivano fuori con più veemenza, a volte in modo spiacevole, soprattutto durante i matrimoni, quando le zie e gli zii trovavano l’opportunità di dirle sorridendo, con un bicchiere di birra in mano “Presto toccherà a te!”. Oltre a loro, c’era solo sua nonna che in modo gentile le chiedeva di trovare un fidanzato o la lontana zia che spingeva, in fondo al suo portafogli, un amuleto magico che secondo lei l’avrebbe aiutata a trovare l’anima gemella. Con i suoi amici sposati, lei mostrava sempre di avere fiducia in se stessa e di sentirsi a suo agio. Lo sta aspettando e sa che succederà subito. A volte sentiva che era giusto per lei restare sola e che le sue amicizie più forti e profonde la riempivano a sufficienza.

 

 

***

 

 

La incontrò nel quartiere fiorentino alle 9.00, la sera. Lei sapeva molto poco di lui; il suo nome era Uri, 33 anni, realizzava mobili in legno, nato in Russia, e viveva a Holon. “Uri, il falegname”, era come si firmava in ogni messaggio e questo era tutto. Dopo alcune semplici domande, lui le chiese se avesse voluto incontrarsi per una birra e lei accettò. Dopo tutto, cosa poteva andare storto? Lei non sapeva nulla di lui, ma le sembrava simpatico, nè bello nè brutto. Le piacciono gli uomini che lavorano con le mani, una specie di artigiano. Trova sexy il lavoro che richiede interazione materiale, il lavoro che necessita solitudine e mani esperte e laboriose. Lei spera di riuscire a trovare in lui un uomo con cui poter parlare, navigare in profonde ed estenuanti  conversazioni finché non ne possono più. L’ultima volta che ha incontrato un uomo così, ha aspettato pazientemente per due mesi per scoprire qualche nascosta profondità. Ha sempre creduto che nessuno possa essere soddisfatto da una piccola chiacchierata e che ciò sarebbe cambiato subito. Solo un altro po’ di tempo e lui avrebbe smesso di interromperla con un grande sorriso appena parlava appassionatamente di accordi sulla fornitura di gas, delle imminenti elezioni, e di come la tecnologia stava minacciando di controllare il mondo. Ovviamente, questo non è mai accaduto.

 

Appena entra nel bar, nota quattro persone sedute all’interno con il barbuto proprietario. Immediatamente riconosce Uri tra loro, così gli si avvicina con un sorriso dicendo “Ciao”. Lui le stringe le mano e per un momento lei si chiede se lui le darà un bacio sulla guancia, ma immediatamente realizza che non lo farà. Le chiede cosa vuole bere. “Tuborg”, lei dice gentilmente. “Arriva subito!” Sente il barbuto proprietario gridare sorridendo. È  l’archetipo del tipo di persona che si può trovare nel quartiere Fiorentino. La maggior parte del tempo sono troppo gentili, come le persone della comunità. Quelli che vogliono sempre parlare alle persone che sono allocate intorno a loro; solo a volte può essere di disturbo. Lei abitava in questo posto, le piacevano abbastanza le persone socievoli, ma a volte era troppo per lei. Non voleva sempre condividere anche le piccole scelte di vita con quelli che la circondavano. “Che tipo di pane dovrei comprare?”, le chiese una volta un ragazzo calvo con una farfalla tatuata sul collo mentre erano in piedi, davanti a una mensola del supermercato. “Economico e di grano duro? o di segale?” Lei rispose senza guardarlo negli occhi. Li conosceva, i Fiorentini, se instaurava un contatto oculare ora, lui avrebbe continuato a parlare. Probabilmente sarebbe partito e avrebbe cominciato una conversazione che le avrebbe fatto pensare che forse quell’uomo voleva provarci con lei. O forse voleva solo fare un po’ di conversazione? Probabilmente ha una ragazza che lo aspetta a casa, o forse un fidanzato? Di sicuro sarebbe stato a favore del poliamore.

 

“Salute” dice Uri senza sorridere, guardandola negli occhi e sollevando il bicchiere.

“Salute” risponde a tono basso, sorridendo. Silenzio. Sembra che nessuno dei due sappia come iniziare la conversazione.

“Dunque… che hai fatto oggi?” chiede lei a bassa voce, dopo qualche secondo.

“Ho costruito una sedia” le risponde in modo piatto, mentre guarda la strada vuota. Lei si chiede come tenere viva la conversazione, perciò sceglie di restare in silenzio come lui. Considerando che sedeva accanto a lui, spalla a spalla, lei guardava la strada vuota e sorseggiava la birra. Una macchina fotografica lampeggia dietro di loro. Fortunatamente non è il proprietario del pub che vuole caricare foto su Facebook per pubblicizzare il suo bar, pensa lei tra sé. Questo è proprio ciò di cui ha bisogno ora, di vedere una foto di sé su Facebook, con un appuntamento al buio, nel mezzo del quartiere Fiorentino. Si guarda intorno e si accorge che il flash arriva da tre turisti Asiatici che sono intenti a farsi foto con la birra, con le patatine che hanno ordinato, e qualche volta tra loro. Compiaciuti, guardano le foto. Sta pensando di dire qualcosa a Uri, ma lui sembra essere assorto ad osservare un cane che attraversa la strada, perciò sceglie di restare in silenzio.

 

“Quando ti sei iscritta la prima volta su questa app?” le chiede d’improvviso, volgendo lo sguardo dalla strada verso di lei.

 

“Circa due mesi fa, perché lo chiedi?”

 

“Non ti sembra strano metterti sul mercato per trovare l’amore?”

 

“Non mi sembra di essermi messa sul mercato!”

 

“Davvero? Caricare le proprie foto migliori e scrivere le cose migliori su di sé non si chiama mettersi sul mercato?”

 

“Sai cosa… Forse, ma è il modo in cui funziona il mondo oggi. Nessuno ha più il coraggio di avvicinarsi ad una persona alla quale potrebbe essere interessato, ma per lo meno dietro uno schermo, chiunque può essere un eroe”

 

“Hai mai approcciato qualcuno?”

 

“Certo!”

 

Sorpreso, la guarda, e alla fine rivela un piccolo sorriso. “Davvero?”

 

“Davvero!”

 

C’è di nuovo silenzio. Arriva una coppia e ordinano una birra sedendosi di fronte, nel posto accanto a Uri. Amit sta cercando un nuovo posto dove guardare ora che questa coppia ostruisce la sua visuale della strada. In qualche modo lei sta provando a far fluttuare il suo sguardo tra il volto della donna e la strada davanti a loro; chiedendosi se la donna sta pensando a lei o forse a loro. Forse si è accorta che è un primo appuntamento. Dopo tutto, Amit può sempre dire quando un appuntamento al buio si siede accanto a lei. Di solito cerca di immaginare che cosa giri nelle loro teste, quale argomento di conversazione viene loro in mente finché non giungono a porre un’altra domanda. Ora, lei si sta chiedendo se Uri sta per toccarla, accarezzare la sua mano, o guardare con eccessiva curiosità la catena d’oro intorno al suo collo.

 

“Vuoi un’altra birra?”

 

“No, grazie!”

 

“Questo è tutto, sei già ubriaca?”

 

“No, sono stanca!”

 

“Ti accompagno a casa, a piedi!”

 

“Va bene!”