La vita bisogna raccontarla proprio perche non si riesce a definirla.
_Davide Rondoni
Giuria XIX edizione Premio Energheia 2013.
Per sintetizzare con una parola che cosa si prova a leggere i racconti, come in questo caso – più ancora che con la preoccupazione di giudicarli -, direi che è come guardare un albero che ti trovi di fronte, così come davanti alla vita che cerca una sua forma. Ecco, con un racconto, spesso, non si riesce a sintetizzare nel descrivere la cosa. Si corre il rischio di parlarne per giorni. Allora sorpresa è la parola più giusta per capire cosa si prova a leggere questi racconti.
L’esperienza che si fa leggendo queste cose è un’autentica sorpresa, quasi piena di pudore perchè ci si trova di fronte alla materia più sottile: la vita. La materia più delicata e sottile perché è la vita che diventa parole, si fa parole. Il pudore di entrare per toccare questa materia sensibile, che è la vita degli altri. I racconti che ho letto sono tutti buoni. Credo che nessun autore di questi racconti lo faccia per mettersi in mostra, ma che abbia scritto per cercare attraverso le parole il segreto della propria vita che sta vivendo e quindi è una materia molto sensibile e delicata.
Quindi l’esperienza che io faccio è anzitutto questo pudore stupito e pudico di fronte ad una materia delicata e meravigliosa, perchè la vita bisogna raccontarla proprio perchè non si riesce a definirla. Se dessimo una definizione della vita, diremmo delle cose banali. Invece quando la racconti, allora lì c’è tutta la ricchezza.