I brevissimi 2016 – Rotten cuisine di Francesco Sciannarella, Matera.
Anno 2016 (I sette peccati capitali – la gola)
– Perché ti chiama rotten? – Renato è illuminato dalla luce grigia e intermittente del lampione
rotto.
– Per lo stesso motivo per cui chiama te… si… insomma hai capito…
– Ciccione, mi chiama schifoso ciccione – sorride – lo so, ma in fondo se peso centotrenta chili
un motivo ci sarà!
Mi fa sorridere il suo modo melanconico di prendersi alla leggera.
Per me sei una persona meravigliosa.
– Mia madre mi tiene a dieta praticamente da quando mi allattava al seno!
Ahahahah!
– Tua madre non sa che vieni al Ristop a mangiare, vero?
– A ingozzarmi vuoi dire! No… non lo sa.
– Perché lo fai?
– Io mangio solo per il gusto di mandare cibo giù per la gola – guarda lontano, nel buio della
notte che avvolge me e Parco Falcone – ma lo faccio soprattutto perché odio mia madre!
Fisso Renato. Mi rattristo. Lo guardo attraverso l’oscurità materna. Non voglio mostrare il mio
volto. Ho paura di non piacergli.
– Non puoi odiare tua madre! – penso a quanto mi manchi la mia.
– Credimi… è possibile! – Renato è pieno d’ira – sai quale immagine mi ha costretto a tenere di
fronte il mio letto pur di non farmi mangiare?
– Quale?
– Cerbero… un orrendo mostro degli inferi a tre teste messo a guardia del girone dei golosi!
Che cosa orrenda!
Renato mi guarda. Io sono ancora nascosta. Mi sorride e nonostante lo scudo della notte mi
imbarazzo.
Credo di amarlo, ma non sono sicura lui possa amare me… un essere come me!
Al Ristop lo guardo attraverso il vetro opaco della cucina dove sono prigioniera. Lavoro venti
ore al giorno, sono la schiava di Rosalba. L’unico vantaggio dell’esserlo è che sono invisibile al
mondo che non mi vuole. Renato siede sempre allo stesso posto. Prende sempre lo stesso piatto:
due big kebab, la mia specialità. La cucina è il mio regno fatto di sbarre. La mia padrona non ha
idea di come si accenda un fornello, o di come si cucini un uovo sodo. La vera rotten è lei!
La odio!
– Perché ti nascondi? – mi chiede.
Perché sono un mostro!
– Perché ho paura!
Renato sorride.
– Oh Dio, sapevo di essere un ciccione da far paura, ma non al punto di costringere una ragazza
bella come te a nascondersi!
– Come sai che sono bella? Non mi hai mai vista!
– Al Ristop vedo solo le tue mani e mi basta, credimi. Le adoro! E ora che ascolto anche la tua
voce so che mi sbaglio!
Vorrei piangere. Nessun uomo aveva mai usato parole così belle per me. Mai.
– Sei una persona meravigliosa – dico, con uno sforzo.
Lo vedo sorridere. E’ adorabile.
– Mia madre direbbe… DUE persone meravigliose – ride.
Ho voglia di prendergli la mano, di accarezzarlo, di trovare conforto nel suo corpo.
Torna a guardami.
– Ti andrebbe di sedere qui, accanto a me? Non ti far ingannare dalle apparenze… non ti mangio!
Sorrido nonostante la paura mi blocchi le gambe e il cuore.
– Non sono bella come credi.
– Lascia sia io a giudicare!
Inspiro ed espiro. Sento il cuore battere forte.
Faccio un passo lieve e piccolo.
La luce artificiale adesso illumina il mio mento. Mi fermo. Renato attende e sorride.
Faccio un altro passo.
La luce adesso mi illumina tutta. Renato fissa il mio volto, ma la sua espressione non cambia.
Sorride. Non ha mosso un solo muscolo. Sembra non vedere le mie cicatrici, il mio volto sfigurato
da un uomo che mi odia, pur avendomi messa al mondo.
Faccio gli ultimi passi.
Infine gli siedo accanto.
Renato mi guarda. Non perde il sorriso. Scruta ogni centimetro della mia pelle devastata.
Guardo i suoi occhi. Leggo nel suo animo una dolcezza infinita. Sul mio volto deforme non vede
niente di quello che vedo io e il mondo intero, ma ho paura ugualmente. Ho paura che la mia
mostruosità lo facciano ricredere su di me e che i suoi occhi diventino come quelli di tutti.
Rotten… spazzatura! Solo spazzatura!
– Cosa vedi? – ho il cuore ha mille.
Renato continua a guardarmi. Si fa pensieroso, ma in un modo che mi fa sorridere.
– Mmmh… fammi pensare… – osservo la sua mano dolcemente cicciuta toccare il suo mento in
un gesto di comica riflessione – vedo… vedo… un pessimo taglio di capelli! – sorride.
– Cos’altro?
– Una ragazza bellissima!
Inizio a piangere. Mi lascio andare su di lui. Lo abbraccio e sento il suo abbraccio. Il mondo non
mi spaventa più.
– Ti amo, caro meraviglioso Cerbero!
– Ti amo, cara bellissima rotten!
Ridiamo insieme, spensierati e felici.
Ho lasciato il Ristop senza alcun preavviso ora la padrona è nei guai, ne sono felice. La notte mi
ha coperto la fuga. Il buio mi ha protetto ancora una volta. Non sono più una schiava, nascosta al
mondo dal silenzio di un città paziente come Matera, che amo. Qui che ho conosciuto la
segregazione, ma ho incontrato Renato: yin e yang.
“Mi hai preso per la gola e hai conquistato il mio cuore” è la frase che mi ripete ogni giorno.
“Il tuo peccato mi ha salvato dagli inferi e il mio cuore è tuo per sempre” gli rispondo ogni
volta.