Scrivere di mondi sconosciuti che diventano, per un attimo, anche nostri.
– di Agnese Dell’Acqua_Associazione Energheia.
Un’immagine ci parla, con lo sguardo lontano e stanco di un viso arso dal sole, con il sorriso già adulto di un bambino che gioca fra le capanne di fango, con le braccia sollevate di una ragazzina che porta un enorme brocca d’acqua sulla testa, camminando sola nella polvere rossa e bollente… scrivere di mondi sconosciuti che diventano per un attimo anche nostri grazie alla potenza evocativa delle immagini, grazie all’immediatezza emotiva di una fotografia che ruba stralci di una quotidianità completamente diversa dalla propria: questa la sfida lanciata dal Premio Kaleidos Africa’s Pictures 2012 ai giovanissimi partecipanti, studenti delle scuole lucane, divisi in due categorie di età compresa fra i 15 e i 19 anni.
“Acqua, bene comune”, la tematica cui la giuria del premio ha voluto affidare questa primissima edizione, nella consapevolezza non solo dell’urgenza rappresentata dal dramma della sete nel continente africano, ma anche del forte impatto emotivo e “visivo” che avrebbero avuto le immagini di una “vita senza l’acqua” sul gruppo di adolescenti coinvolti.
I giovanissimi autori hanno scelto una foto, un semplicissimo scatto proveniente da un continente lontano migliaia di kilometri e infinite difficoltà sconosciute all’opulenza occidentale, uno stralcio di vita rubato alla quotidianità dell’Africa assetata, e si sono lasciati pervadere dalle emozioni che esso ha suscitato: da questo sono nati tantissimi foto racconti nei quali si sono riversati sentimenti finalmente forti e concreti, finalmente capaci di sentire sulla propria pelle la solidarietà che diventa rabbia e dolore per scaturire infine nella speranza sincera che le foto osservate possano un giorno diventare solo ricordo.
Gli spunti e gli esiti, tutti felicissimi, dei racconti in concorso, hanno mostrato quanto forte possa essere la capacità di immedesimazione degli studenti lucani che hanno spesso saputo superare la rigidità dello sguardo “esterno” dell’uomo occidentale quando si posa sull’Africa e le sue infinite difficoltà, per raccogliere le voci di bambini e ragazzi dei villaggi, sentite come reali, nell’urgenza di trasferire fra le parole le emozioni trascinanti delle foto osservate. Forse la terra lucana, con le sue aride distese di calanchi, con i suoi villaggi abbandonati fra le argille franose, con le sue estati bollenti e siccitose che trasformano antichi fiumi in assetati ruscelli, ha insegnato a questi giovanissimi uno sguardo più partecipe e sofferto verso le difficoltà di milioni di coetanei.
É proprio quello che é emerso dalle parole dei giovani autori, il giorno della premiazione tenutasi a Potenza l’8 giugno 2012: intervistati dai componenti del comitato d’onore sulle ragioni che hanno condotto alla scrittura del loro testo, tutti hanno saputo ricostruire con trasporto l’attimo dell’ispirazione che ha prodotto il proprio racconto, ripercorrendo le sensazioni suscitate dall’immagine attentamente osservata.
L’emozione e la sorpresa di vedersi selezionati fra i premiati si é poi mescolata all’entusiasmo di salire sul piccolo palco del premio e di incontrare le istituzioni locali e i prestigiosi giurati, un’occasione davvero significativa per i giovanissimi studenti lucani che avrebbero poi avuto la possibilità, grazie alla vittoria dei viaggi premio messi in palio, di vedere coi propri occhi le attività educative e solidali che l’organizzazione Amani porta avanti a Nairobi: un pezzo di quell’Africa finora solo immaginata, insomma, che diventa esperienza reale, vissuta sulla propria pelle e destinata a cambiare per sempre lo sguardo sul mondo di questi scrittori in erba.
Il successo di questa prima edizione é stato ampiamente testimoniato dagli insegnanti che hanno accompagnato i ragazzi alla premiazione: i prof hanno confermato l’interesse spontaneo di questi adolescenti, che pure appartenengono a quella che si dice sia una generazione ormai capace di esprimersi solo con l’immediatezza sgrammaticata e disarticolata degli sms o dei post sui social network.
Ebbene, la ricchezza dei testi prodotti e, prima ancora, l’adesione spontanea e numerosa di questi studenti alla sfida creativa e umanitaria lanciata dal Premio ha smentito e, almeno per un po’, dissipato le nubi che si addensano sui cosiddetti ‘nativi digitali’: il fascino primordiale dell’Africa, gli scorci offerti umani ed emotivi offerti da splendide foto e una manciata di fogli bianchi da percorrere con cuore e fantasia sembrano essere stati, stavolta, la formula vincente.