Tempo salvato, rubato e restituito dalla rete
_di Roberto Vacca
Sarebbe lunghissimo il tempo per navigare nella Biblioteca di Babele – e ci si
troverebbe ben poco. È la biblioteca infinita inventata da Jorge Luis Borges composta da
parole che sono sequenze casuali (di qualsiasi lunghezza) delle lettere dell’alfabeto e dei
numeri. Deve contenere tutti i libri che sono stati e che saranno mai scritti. Però
sfogliandone le infinite pagine solo molto di rado si trova un frammento o una parola intera.
Chi possiede qualche decina di migliaia di libri raramente ne fa un catalogo – e cerca a
memoria fra i suoi scaffali raffigurandosi le dimensioni e il colore del dorso di un libro che
sa di avere, se non glielo hanno trafugato.
Mio padre aveva circa 20.000 volumi degli argomenti e delle discipline che coltivava
[storia della matematica, culture orientali e tante altre] . Da bambino, lo vedevo girare fra i
suoi tre studi mormorando titoli e aspetto esterno dell’opera cercata. In genere trovava il
libro in meno di un’ora, anche col mio aiuto. Talora ci volevano giorni. Avrebbe avuto una
vita più facile e produttiva, se avesse avuto a disposizione un personal computer.
Io uso un pc da decenni. Ho catalogato solo i miei libri di matematica, non gli altri –
ne ho circa 10.000. Spesso trovo quel che cerco in una delle mie librerie entro pochi minuti.
Se uso Google, riesco anche a ricostruire, se temporaneamente mi sfuggivano, il titolo esatto
e il nome dell’autore. Qualche volta quel nome mi viene ricordato dalla macchina e,
insieme, mi accorgo che ne ho una copia e me ne viene in mente anche la collocazione
esatta a pochi metri dalla mia scrivania: risparmio ore di tempo. Nella ricerca mi accade di
ritrovare o di individuare un libro che farei bene a leggere. Quando si tratta di classici,
anche recenti, sempre più di frequente ne trovo on line l’intero testo o, quanto meno, le
coordinate bibliografiche. Allora lo ordino, in genere a ibs o ad Amazon, lo pago con un
bonifico o con la carta di credito e l’ho in mano uno o due giorni dopo. La tecnologia della
comunicazione e dell’informazione su cui ho lavorato tanto, mi ripaga regalandomi tempo e
cultura. Mi fa diventare “memorioso” come e più di Funes – altro mitico personaggio di J.L.
Borges.
La ricerca negli anfratti della Rete, come accennavo, ti può avvicinare rapidamente a
personaggi notevoli che non conoscevi. Ho scoperto l’esistenza di Alex Novrasteh del Cato
Institute di Washington ed ho letto sulla rivista “Inside Sources” [Fonti Interne] il suo
lavoro sugli effetti positivi che storicamente l’immigrazione legale ha avuto sull’economia.
Sullo stesso argomento ho trovato un articolo di G. J. Borjas di Harvard.
Queste ricerche non sono scevre da rischi. Navigare in Rete è un po’ come per un
goloso aggirarsi per una pasticceria. In un blog, in una bibliografia o negli atti di un dibattito
ti accade di trovare un nome dimenticato, un concetto o una parola che ti spingono a
cominciare un’altra esplorazione in territori anche lontani. Procedi e trovi parole, immagini,
video di cui farai bene a trascurare la maggioranza, se no, perdi il tempo che ti scorre via a
guardare roba di interesse fuggevole. È come se la Rete ti rubasse il tempo che ti aveva
regalato
In alternativa puoi anche sprofondare in linee di pensiero che ti affascinano. Qui
rischi di perdere i link alle coordinate dei siti interessanti che avevi trovato. Quindi è buona
norma, quando navighi nel Web e cerchi idee e parole che descrivono cose del mondo che
non conoscevi, registrare, su un taccuino, un tablet o uno smartphone, le coordinate dei
punti che tocchi – se no cadi nel senza lo ritenere avere appreso.