Tipi di persone: chi pensa in base 2 e chi no
_di Roberto Vacca_
“Ero troppo povero. Non avevo un titolo di studio. Non conoscevo persone influenti.”
Ai tempi antichi tanti spiegavano i loro insuccessi con frasi simili. Oggi dicono:
“Per trovare un buon lavoro, devi conoscere il computer e navigare su Internet. Se no, sei tagliato fuori.”
Questa distinzione fra privilegiati ed esclusi ispira una battuta paradossale: “Ci sono 10 tipi di persone: chi conosce i numeri binari e chi no”. Non ci sono altri 8 tipi di persone: ne elenco due, proprio perchè il numero 2 espresso nel codice binario usato nei computer, si scrive 10 (che s’interpreta: “una volta 2 più zero volte 1”).
Chi non sa usare il computer è davvero sfavorito. Esiste, dunque, un divario fra chi conosce gli strumenti digitali (numerici) e chi no. Viene chiamato spesso col termine inglese digital divide (spartiacque digitale). Gli esclusi sono di più fra i poveri, i disabili, i vecchi, le donne e quelli che abitano in zone remote mal collegate. Per misurare questo divario si cita la percentuale di persone che usano Internet nella popolazione in generale e in gruppi speciali (vedi Tabella). E’ ragionevole. Chi usa Internet deve sapere qualcosa sull’uso dei computer e prova almeno a raccogliere ed elaborare conoscenza.
Questa situazione si sviluppa in modi complessi. A prescindere da reddito, età, studi compiuti e sesso, quelli che usano Internet sono sempre di più. In USA il divario cresce perchè i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri. Però negli ultimi anni l’uso di Internet crebbe del 25% all’anno fra le famiglie meno abbienti e dell’11% fra le più ricche. Fra le donne non sposate con figli la crescita era del 29% all’anno.
Non è vero, però, che per salvarsi basta usare Internet o il telefono cellulare. Ci vuole altro. Dipende dal fine per cui usi questi strumenti, dai tuoi interessi, da quel che sai dire, da cosa sai del mondo. Gli scienziati capiscono e divulgano conoscenza fin dagli albori della civiltà. Eppure milioni di americani ed europei ignorano concetti insegnati da secoli in tutte le scuole. Lo dimostra uno studio della National Science Foundation americana. Ogni anno pone a 2000 persone scelte a caso 25 domande sulla conoscenza del mondo e del metodo scientifico. Fra queste: Il centro della terra sta a temperatura altissima? Il latte radioattivo è innocuo se viene bollito? Il laser focalizza onde sonore? L’aria scaldata sale? La velocità della luce è maggiore di quella del suono? Le centrali nucleari sono radioattive,. ma esiste anche una radioattività naturale? Il sole gira intorno alla terra o la terra intorno al sole?
Ora questo sondaggio è stato fatto anche in Europa. I livelli europeo e americano differiscono poco: sono bassi. Nel 2002 solo il 49% degli americani (e il 67% degli europei) sapeva che la terra gira intorno al sole in un anno (gli altri pensano che il sole giri intorno alla terra o che la terra percorra la sua orbita in un giorno). Il 43% degli americani sa che il laser concentra luce, non suoni:, ma gli europei bene informati su questa tecnologia sono solo il 35%. Il 46% degli americani (e solo il 23% degli europei) sa che gli elettroni sono più piccoli degli atomi. Il 30% degli americani e più della metà degli europei, crede che non esista la radioattività naturale (e sbaglia). Modesta assai la cultura dei Paesi avanzati.
In Italia queste analisi non si fanno ancora. C’è da attendersi il peggio dato che da noi si identifica spesso la cultura con spettacoli-più-musei. Cultura significa, invece, conoscenza del mondo fisico e dei traguardi raggiunti dal pensiero umano in scienze, arti, tecniche, storia, organizzazione, capacità di apprendere usando linguaggi umani e informatici e di usare procedure logiche, matematiche, letterarie. Chi non legge, non scrive e sa poco non riesce nemmeno a svolgere i compiti elementari necessari a funzionare nella società moderna. Riesce ancor meno a usare strumenti telematici. Certo: dovremmo addestrare i giovani ad acquisire abilità e strumenti avanzati. Però non dovremmo accontentarci di raggiungere traguardi troppo facili che, in effetti, sono illusori. As esempio la Patente Europea di Computer viene data a chi sa usare gli strumenti di base di Microsoft. Questi sono: Word, per scrivere; Excel, per calcolare tabelle; Access, per creare e usare basi dati, Outlook, per la posta elettronica; Explorer, per cercare informazioni su Web e così via. E’ un diploma ancora non molto diffuso, specialmente nei Paesi dell’Europa meridionale. Una nazione in cui tutti avessero la Patente Europea sarebbe da considerare avanzata – sopra e non sotto lo spartiacque digitale. Però il livello professionale di chi consegue quella patente è basso: Corrisponde a quello di chi cent’anni fa sapeva leggere e scrivere, ma non aveva un’arte o una professione. Solo chi sa ideare, redigere, controllare e applicare programmi di computer può essere considerato un informatico vero. Per arrivare a livelli di innovazione e invenzione nell’informatica occorre studiare per anni – e con ottimi maestri.
Il progresso verso la Società dell’Informazione continuerà a essere ostacolato, se il livello medio di cultura non si innalza di molto. L’intera questione del digital divide va vista in un’altra prospettiva. Il divario fra Paesi è più grave di quello che esclude per primi vecchi, donne, disabili e che certo va eliminato. I Paesi in via di sviluppo non hanno cellulari e hanno pochissimi telefoni. Perfino il Pakistan (che ha la bomba atomica) ha solo 22 telefoni e 2 cellulari per ogni 1000 abitanti: computer e Internet sono riservati a una piccola élite. Abbiamo già visto quanto sia grande in Europa il divario fra Paesi leader (Finlandia, Irlanda, Svezia, Inghilterra) e ritardatari (Italia, Grecia, Portogallo).
Il vero divario è fra chi produce molto valore aggiunto e chi non lo sa fare. Quali strumenti si usino è in certa misura irrilevante. Gli strumenti informatici moderni servono a generare, elaborare, amplificare conoscenza. Questa produce valore aggiunto in industria e agricoltura, nelle arti, nell’insegnamento, nella scienza. Risiede in questi settori il valore finale. Gli strumenti tradizionali per insegnare ed elaborare non vanno dimenticati. Sono i soli disponibili a molti e sono stati tragicamente usati male o ignorati.
Percentuale utenti Internet nei seguenti gruppi (dati relativi ai 15 Paesi dell’Unione Europea) | I gruppo | II gruppo |
Reddito: basso – alto | 7 % | 32 % |
Disoccupati – occupati | 10 | 20 |
Studi: interrotti prima di 16 anni – continuati oltre 20 | 4 | 29 |
Femmine – maschi | 12 | 16 |
Età: più di 55 anni – fra 15 e 54 anni | 7 | 20 |