L'angolo dello scrittore

Torna uno spirito poetico, severo e ilare

– di Roberto Vacca.

 

scrivere1Gli spiriti dei morti che tornano e si manifestano, in francese si chiamano “révenants”. Leonardo da Vinci dimostrò in una sua nota che sono solo una leggenda. I morti non possono emettere voci, né suoni. Se sono spiriti, non hanno niente di solido e non possono far vibrare l’aria. Quindi non mi ero mai occupato di queste entità.

Però, una decina di notti fa mi accadde di passeggiare per Corso Vittorio. Era sorta una tenue nebbiolina autunnale. L’atmosfera mi parve irreale. Non c’erano veicoli in moto. Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Era proprio Corso Vittorio che stonava. Lo avevano fatto i piemontesi vent’anni dopo aver riconquistato Roma dal Papa. Mi addentrai per le piccole strade antiche di cui avevo dimenticato anche i nomi – come via della Cuccagna. La direzione era quella di Piazza Navona. Mi venne in mente il sonetto del Belli:

 

“Questa non è ‘na piazza, è ‘na campagna

È ‘n treato, ‘na fiera, un’allegria”

 

A destra c’è via dei Canestrari. A sinistra su via di Pasquino, c’era un uomo grosso col cilindro e un vasto cappotto che camminava lento. Lo vedevo di spalle. Aveva un aspetto familiare. Arrivato a Piazza Pasquino, trasse di tasca un foglio e lo appoggiò sul busto sformato e consunto dell’antica statua.

Ero leggermente commosso. L’uomo col cilindro stava forse riprendendo la tradizione delle pasquinate satiriche dei secoli scorsi. Raccolsi il foglio che aveva lasciato. Conteneva versi scritti con una calligrafia antiquata e ardua da leggere.

scrivere3Avrei voluto chiedergli spiegazioni – sapere chi era, ma era scomparso nella nebbia. Provai a leggere il manoscritto, ma la luce era troppo scarsa. Non distinguevo le lettere. La grafia era insolita.

Decisi di portarmi a casa il foglio. Non potevo lasciarlo lì, col rischio che andasse perso. Lo avrei fotocopiato e poi avrei rimesso a posto l’originale. Mi avviai verso il Lungotevere, ove avevo lasciato la macchina. Tenevo il foglio con cura stretto fra le dita e la mia immaginazione vagava. Ogni tanto mi sembrava di intravedere il cilindro dell’uomo che era sparito. Ma erano solo ombre distorte.

Continuavo a camminare e pensavo. All’improvviso seppi perché quella sagoma mi fosse familiare: somigliava a quella del monumento a Giuseppe Gioachino Belli in Trastevere. Riguardai il manoscritto. Dopo l’ultima riga erano chiare le tre cifre

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che stavano per  g g b – le iniziali del poeta. Ricordavo di averle viste varie volte in calce alle sue lettere manoscritte riprodotte in edizioni dei suoi epistolari. Alcuni suoi adepti chiamano G. G. Belli “Il Vate”, ma era morto 160 anni fa. Chi era l’uomo misterioso? Un attore? Raggiunsi l’auto e corsi a casa. Dispiegai il foglio sotto una forte luce. La calligrafia è del tutto simile a quella dei manoscritti originali del Belli. Ecco quello che vidi:

L’ho decifrato e lo trascrivo:

 

Er dispetto all’amicone  Frode Fiscale

15 Novembre 2014

No: la frode fiscale era ‘na ciarla.

Renzi co’ Sirvio se consija e pranza

[coi sindacati, no: manco ce parla].

Sirvio, in Senato no, ma in una stanza

 

Palazzo Chiggi, arimette l’usanza

Che la legge je piace de rifarla

P’esse rieletto – manico de panza!

A Matteo, però, je vie’ ‘na tarla

 

Sirvio,  che diede i sordi a quer magnaccia

Che je portava a casa le mignotte

E che giurò che lui, Sirvio, pensava

 

Je cascassero tutte fra le braccia

Innamorate e pronte a fasse fotte,

co’  ‘ste paraculate rovinava,

 

come a còrpi de clava,

l’onore,  che era stato come un gijo,

della su’Presidenza der Consijo.”

 

“Allora  mo’ te pijo” –

Dice Renzi – “tu frodi e sei un vile.

E quindi, tiè, mo’ so’ parte civile

 

(Te scoppierà la bile)

A  ‘sto processo tuo de troje e ‘nganni

E dovrai risarci’ tutti li danni.“

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I versi hanno un sapore belliano, ma descrivono e castigano eventi di oggi. Dopo gli incontri a via del Nazzareno e le merende a Palazzo Chigi, giunse inattesa la notizia che la Presidenza del Consiglio si era costituita parte civile contro Berlusconi Silvio, accusato di averne offeso l’immagine coi suoi comportamenti e passibile di condanna a risarcire i danni causati.

Come dicevo, non è possibile che la voce del Poeta si faccia sentire. Anche l’idea che il Suo spirito possa vergare parole scritte non è proponibile. È pensabile solo che i memi che diffuse abbiano ispirato un versificatore vivente – dotato di una vena non spregevole. Un aficionado che si veste e si atteggia come il Vate? Pare che il suo cilindro e il suo cappottone siano stati intravisti sull’imbrunire tra il Vicolo del Cedro e il Vicolo del Cinque