Un computer scrive una poesia: supera il test di Turing?
_di Roberto Vacca.
Una poesia scritta da un computer è stata pubblicata dalla rivista letteraria The Archive della prestigiosa università Duke (North Carolina) in un numero mirato a incoraggiare gli studenti a scrivere poesie. Il direttore della rivista non ha sospettato che i versi non fossero opera di un essere umano. Li ha scelti fra parecchi altri, anch’essi prodotti dal computer. Quando glie ne hanno rivelato l’origine ha commentato:
“Era un testo intrigante, ma coerente – non trito.”
Il biologo molecolare Zackary Scholl, autore del software che genera versi, sostiene che la sua poesia ha superato il test di Turing, dimostrando che l’intelligenza artificiale è una realtà.
Di Alan Turing si parla molto oggi per il successo del film sulla sua vita – “Imitation game”. Inventò molta matematica utile per progettare computer. Sostenne che si potevano creare computer intelligenti quanto e più degli uomini. Per dimostrare la sua intelligenza, una macchina deve superare il suo famoso test. Un operatore comunica per telescrivente con un uomo e un computer che stanno in stanze diverse. Dai loro messaggi cerca di capire chi sia l’uomo e chi il computer. Il computer riceve e trasmette simboli alfanumerici: supera la prova se convince lo sperimentatore che l’uomo è lui. La macchina, quindi, deve aver registrato dati sui comportamenti umani e anche su quel che gli uomini si attendono dalle macchine. Deve rispondere a tono e descrivere i propri processi interni. Quindi la pretesa di Scholl è infondata. Scrivere un testo, poetico o no, non basta per superare il test. Per farlo occorre interagire e interloquire con competenza. Qui c’è solo un testo – ed è ambiguo.
Ecco la poesia e la traduzione.
A home transformed by the lightning
the balanced alcoves smother
this insatiable earth of a planet, Earth.
They attacked it with mechanical horns
because they love you, love, in fire and wind.
You say, what is the time waiting for in its spring?
I tell you it is waiting for your branch that flows,
because you are a sweet-smelling diamond architecture
that does not know why it grows.
Una casa trasformata dal fulmine
Le alcove equilibrate soffocano
Quest’insaziabile terra del pianeta Terra.
Lo hanno attaccato con corna meccaniche
Perché ti amano, amore, in fuoco e vento.
Tu dici: “Che aspetta il tempo nella sua primavera?”
Ti dico “Aspetta il tuo ramo che scorre,
Perché tu sei un’architettura di diamanti che odora dolce
E non sa perché stia crescendo.”
Non è una bella poesia. Si può interpretare in tanti modi. Scholl spiega che l’operatore suggerisce alla macchina il tema da svolgere. Il programma sceglie a caso la metrica e la suddivisione in strofe e frasi. Poi sceglie le parole in liste di verbi, aggettivi e nomi. Sono disponibili varie liste e la macchina usa quelle il cui titolo abbia qualche attinenza col tema fissato. I termini elencati sono classificati come positivi, negativi o neutri. La scelta viene fatta, di nuovo, a caso, ma seguendo regole prefissate di sintassi e di distribuzione di elementi positivi e negativi.
Il programma si può sperimentare scaricandolo da https://github.com/schollz/poetry-generator. Il successo di Scholl con The Archive non rappresenta un progresso dell’intelligenza artificiale. Conferma, però, che gli editor di Duke University sono un po’ ingenui. C’è un precedente – nel 1996 il fisico Alan Sokal scrisse un articolo in cui sosteneva con ironica malafede che la realtà fisica è una costruzione mentale condizionata da fattori sociali: “un dogma imposto dall’egemonia post-illuministica sulle visioni intellettuali occidentali”. Badate: non parlava delle teorie sulla realtà, ma della realtà stessa. Mandò l’articolo alla rivista Social Text dalla Duke University: lo presero sul serio e lo pubblicarono senza commenti critici. Quei sociologi non si accorsero che le frasi del testo erano prive di senso e di alcun legame con la realtà. Ecco alcune citazioni dall’ articolo (un mattone di 48 pagine):
“Le speculazioni psicoanalitiche di Lacan confermano recenti sviluppi della teoria quantistica.” “L’assioma dell’uguaglianza nella teoria matematica degli insiemi è analogo ai concetti affermati dal movimento femminista”. “Le teorie quantistiche gravitazionali hanno profonde implicazioni politiche progressive.”
Fu un orrido scherzo, però quei sociologi fecero una figuraccia: qualunque studente di fisica si sarebbe accorto subito che il testo era folle e inconsistente. Poi Sokal raccontò la storia sulla rivista Linguafranca. analizzando la carenza di rigore intellettuale dei sociologi e e fustigando la vacuità dei sedicenti pensatori decostruttivisti post-moderni. Sokal, combattente contro gli impostori, è stato un benemerito. Diffidiamo sempre dei vuoti intellettualoidi.