I brevissimi 2014 – Un nuovo mondo di Roberta Angeloni_Aprilia(LT)
_Anno 2014 (I sette peccati capitali – La superbia)
Nei fatti sembrò che il professor Carturan non avesse mai ricevuto la lettera in cui si invitava a moderare i toni in classe, durante le sue lezioni di filosofia. Ragion per cui i ragazzi non notarono sul suo volto nessun turbamento conseguente alla lunga, articolata esortazione ad astenersi dalle dichiarazioni che mettessero a nudo l’anima profondamente devota a Karl Marx. La lettera era stata scritta in forma collettiva, e rigidamente anonima, da un gruppetto di insospettabili studenti della terza liceo dell’Istituto Simplicio Svetonio Bacco. Il mistero del perché la lettera non fosse stata mai recapitata sarebbe rimasto per sempre tale; di certo il contenuto non poteva passare inosservato agli occhi e alla mente di un infervorato idealista come Carturan. Gli autori della missiva , dopo aver atteso trepidanti i tempi tecnici delle Poste Italiane, cominciarono a chiedersi il perché non solo di un immutato comportamento, ma, nei giorni a venire, di segnali preoccupanti di somiglianza sempre più minacciosa al padre de “Il Capitale”. La barba era cresciuta, nell’arco di una settimana, con un aumento anomalo. Le tonalità biondastre ora stavano lasciando il posto a una canizie sempre più avanzata. Gli occhi, liquidi e di forma un po’ allungata, si stavano infossando nelle orbite. Le sopracciglia arcuate e rotonde si erano infoltite e avevano cambiato forma a guisa di una “v” aperta e rovesciata. La trasformazione repentina , consumatasi nel giro di un mese, era sotto gli occhi di tutti. Il Preside, accortosi anche lui di evidenti cambiamenti che sfuggivano alla normalità, pensò bene di convocarlo urgentemente in Presidenza per chiedere di eventuali sopraggiunti problemi di salute. Nel corridoio, a pochi metri dalla porta dietro la quale Il Preside e il professor Marx- Carturan si scambiavano impenetrabili pensieri, i ragazzi aspettavano con angoscia un esito. Ma dovettero rimanere di sasso quando, dopo diversi minuti, i due comparvero sorridenti mentre si lanciavano occhiate complici e concilianti. Cosa si fossero detti era il nuovo interrogativo a cui gli irreprensibili studenti di terza liceo classico dell’Istituto Simplicio Svetonio Bacco dedicarono molto del loro tempo di sfaccendati. Nei giorni a seguire, le lezioni di un Carturan sempre più infervorato nelle idee, ma pacato e convinto nelle sue disquisizioni sull’economia politica, si facevano più serrate: pretese l’acquisto di tutte le innumerevoli edizioni dell’opera e la comparazione di ogni traduzione e adattamento. Organizzò convegni e invitò, con la compiacenza del Dirigente Scolastico, studiosi da ogni parte d’Europa. Travolti dall’entusiasmo e dal succedersi concitato degli eventi, nessuno ebbe la forza di opporre resistenza; stava nascendo un nuovo movimento di idee, attraverso una lettura moderna del “Capitale”. La Scuola divenne un centro di studi internazionale: qualcuno pensò di dover inoltrare le pratiche di richiesta per reintitolarla . In città si parlava in ogni angolo, in ogni caffè, in ogni supermercato, delle teorie del marxismo. Non era difficile vedere il barbuto professore rilasciare autografi firmando Karl Marx. Molti gridavano al miracolo: “E’ tornato, doveva realizzare il suo sogno..” Tuttavia il gruppuscolo di studenti insofferenti, come svegliati da un torpore forzato, si riunì in gran segreto nei sotterranei umidi dell’Istituto: il rischio della costituzione di un nuovo partito politico era in agguato, le idee si stavano diffondendo troppo rapidamente. L’unica soluzione era l’allontanamento coatto dell’imputato: si convinsero che avrebbero reso un servigio importante all’umanità, salvandola da un inaspettato cambiamento del corso della storia. In una notte senza luna si introdussero nella vecchia casa del professore, nel centro della città, con un sacco di iuta e una specie di manganello. Ad attenderli, una volta penetrati di soppiatto nel salone, il professore seduto placidamente in poltrona. “ La vostra superbia è quanto mai patetica, ragazzi miei.” Esordì Carturan senza batter ciglio. “Ma come potete pensare di cambiare il mondo, opponendovi al corso naturale della storia del pensiero, che le guerre hanno interrotto, quando invece ora è in mano a me, prescelto per far rivivere in tutta la sua forza rigeneratrice il principio di eguaglianza tra i popoli? Non sarete certo voi a fermarmi.” E così detto, si aprì d’improvviso una botola sotto i loro piedi.