I brevissimi 2013 – Verde mare di Angela Maria Arresta_Erice(TP)
Anno 2013(I sette peccati capitali – l’invidia)
Due rintocchi. Da parecchi giorni, da parecchie notti anzi, Fulvia si svegliava sempre alla stessa ora: le due. Il biancore lunare filtrava tra le persiane. Qualche pezzetto di muro scrostato, cui lei solitamente attribuiva forme divertenti e inusuali, sembrava ora volerla atterrire con ghigni beffardi.
Pochi mobili nella stanza: su un lato una cristalliera di primo novecento, di fronte al letto un piccolo armadio e il suo pianoforte, che non era propriamente suo, piuttosto in comodato d’uso, per così dire, poiché non c’era posto nelle altre stanze.
Fulvia si avvicinò alla finestra, si lasciò sprofondare nella poltrona a fiori ormai stinti e guardò fuori. Il mare, poco lontano, brontolava. L’odore acre dell’acqua agitata passava attraverso le fessure del balcone.
Non vinceva il buio l’unico lampione dai vetri molto sporchi, ma quella sera c’era luna piena.
Per fortuna. Anzi, no. Il buio le avrebbe conciliato il sonno, quel benedetto sonno che non voleva arrivare da così tanti giorni ormai. Anzi no. La luce avrebbe fugato i suoi fantasmi, veri o immaginari.
E la luce venne. Ma verde. Si tinse tutto di verde.
Cos’era quel colore? Stava sognando? Si era finalmente addormentata? No, era sveglia. Era reale la sua inquietudine.
Ma è pur sempre solo un verde!. Mi preoccupo per così poco, mentre in questo stesso momento qualche disperato, novello Colombo, stremato dalla stanchezza, non vede l’ora di raggiungere la costa, per poter vivere una vita degna di tale nome, se non la perde.
Le sembrò di vederli cavalcare le onde quei poveri corpi di chi non ce l’aveva fatta a realizzare il disperato sogno. Venivano verso di lei. Non per farle del male, percepivano la sua partecipazione emotiva, lo sentiva.
Il verde s’incupiva.
Quella nave incagliata. Anime trovate. Anime da trovare.
Il capo le si piegava per il sonno e per il peso della compassione.
Il mare era il colpevole; involontario, forse. Ora si protendeva per raggiungerla. Voleva fagocitarla.
Non doveva più ascoltare il telegiornale per qualche tempo. Navi sequestrate. Famiglie in ambascia. Interrogativi senza risposta. Patemi infiniti. Anche il suo.
Si guardò allo specchio appeso alla parete.
Che pelle trasparente! Mi son smagrita troppo. I capelli, devo tagliarli, troppo lunghi e smorti.
Questo verde. Come quando il sole va calando e le ombre si allungano e si impadroniscono di tutto, sta inglobando ogni cosa.
Tre rintocchi. Il mare, impietoso, indifferente, si gonfiava. Le onde prendevano la forma di occhi, di mani.
Due cani abbaiavano l’uno contro l’altro. I latrati, inizialmente ravvicinati e rabbiosi, si andavano distanziando, meno convinti. I due cani si annusavano. Uno si mosse, l’altro gli andò dietro, poi gli si affiancò. Scomparvero dietro l’angolo, là, dove si alzava una torre di avvistamento per scrutare il Mediterraneo.
Quattro rintocchi.
Il mare, inquieto e inquietante, si spalancò formando una gola.
Sta per inghiottirmi. Fra un attimo finirò lì dentro. Che assurda fine. Come quella…
Il passato aprì uno squarcio di fronte a lei. Il suo amico! Anche il nome lei aveva lasciato laggiù, dove lui si era gettato.
“Venivamo spesso, Fulvia, a pescare, qui, insieme, sotto la torre. Ma tu non sei più venuta. Tu provi pietà per tutti, guardando il mare, e per me no.”
“È colpa mia, avrei dovuto intuire la tua sofferenza e aiutarti. Il rimorso troppo grande si è aggiunto al dolore e la mia mente ha oscurato tutto.”
“Chi non c’è più vuole essere ricordato, perché è come esserci ancora e io avevo solo te. Il verde è il colore della mia invidia per la compassione che provi per tutti i dispersi nel Mediterraneo.”
“Cambierà tutto ora!”
L’acqua aveva preso le sembianze del bel ragazzo triste, dai capelli ricci e neri, che era annegato anche nel ricordo.
“Tornerò a pescare qui, a guardare il mondo anche per te.”
“E il verde tornerà a essere per me il colore della speranza.”
Il mare si richiudeva su un ultimo sorriso.
Cinque rintocchi. Fulvia si addormentò ( o forse continuò a dormire ).